Male l’export in Fvg Crolla l’extra Ue Trieste in picchiata
TRIESTE. Se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, per le esportazioni del Friuli Venezia Giulia il traguardo resta lontano: il primo trimestre 2012 sottolinea per la nostra regione una secca flessione del 6,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Lo riferisce l’Istat, che ha esaminato l’andamento complessivo dell’export nazionale. Un contesto statistico dal quale si evince in particolare che il Friuli Venezia Giulia ha visto decrescere del 15,3%, sempre a livello tendenziale (anno su anno), il flusso commerciale verso i paesi extra Ue, mentre i paesi dell’area comunitaria hanno sostanzialmente mantenuto i livelli del primo trimestre 2011 (-0,1%).
Due dati raccolti dall’istituto appaiono degni di specifica attenzione: il calo del 23,8% registrato dal comparto dei macchinari e apparecchi, e la drammatica picchiata dell’export triestino a -23,2%, che colloca il capoluogo regionale sul podio delle “maglie nere” italiche, superato solo da Potenza (-45,8%) e da Genova (-23,6%).
Diversa la tonalità della media nazionale, che, secondo le stime Istat, rimarcano una crescita del 5,5% dell’export italiano, nel confronto tra i primi trimestrali del 2011 e del 2012. Dalle Isole (+20,4%) e dal Centro (+9,1%) le maggiori soddisfazioni, più contenuto l’aumento del Nordovest (+5%), del Nordest (+3,5%), del Sud (+1,4%). Le regioni più brillanti - siamo sempre al confronto anno su anno - sono Sicilia (+30,4%), Toscana (+14,2%), Puglia (+10,1%), Emilia-Romagna (+7,4%), Lombardia (+6,4%). Coke e prodotti petroliferi raffinati dalla Sicilia, metalli dalla Toscana, macchinari e apparecchi dalla Lombardia sono le produzioni con i migliori riscontri sui mercati esteri. L’Istat “premia”, tra le province più virtuose, Varese, Padova, Piacenza, Arezzo, Siracusa.
Se invece prendiamo in considerazione la comparazione congiunturale, ovvero quella riferita al trimestre precedente (in questo caso l’ultimo del 2011), notiamo che il barometro commerciale ha segnato sereno nelle regioni del Mezzogiorno e nelle Isole (+6,1%), discreto nel Nordovest (+0,8%), mentre il maltempo ha imperversato nel Nordest (-3%) e nelle regioni del Centro (-1,8%).
Se l’export non ha fornito grandi gioie ai popoli del Nordest, meglio è andata sul delicato versante dei protesti che si sono abbattuti sulle società italiane in questo straordinario periodo di magra. Cerved Group rileva al proposito che il primo trimestre 2012, nel raffronto annuo, suggerisce per l’area nordorientale del Paese un calo dell’1,9% dei protesti. E se il Nordovest archivia un lieve incremento allo 0,9%, è nel Mezzogiorno (+13,5%) e nel Centro (+10,6%) che il fenomeno si appalesa in tutta la sua gravità, accompagnato - sottolinea Cerved - dalla sempre maggiore lentezza nel saldo delle fatture (media di quasi 93 giorni registrata a Sud nel primo trimestre 2012). In assoluto, a livello nazionale, sono oltre 21 mila le aziende che si sono viste protestare un assegno o una cambiale, l’8,1% in più rispetto ai primi tre mesi 2011. Edilizia e terziario gli ambiti economici più vulnerabili, ma la situazione si va annuvolando anche nell’industria.
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