Malavita pugliese, confiscati beni in città

La “longa manus” della criminalità organizzata è approdata anche a Monfalcone. Ieri mattina, infatti, sono stati sequestrati beni immobili riconducibili al pluripregiudicato Raffaele Dipalma, deceduto lo scorso anno a 62 anni per malattia, ritenuto affiliato al clan “Mangione-Gigante-Matera” di Gravina, località pugliese dove l’organizzazione malavitosa è particolarmente attiva. In città sono state confiscate in particolare due unità immobiliari, situate in via Capitello del Cristo. Si tratta di un locale adibito a deposito di 12 metri quadrati e di un appartamento di tre vani, disposti su due piani. Beni frutto di attività di riciclaggio di denaro.
Ecco la mappa dei beni confiscati realizzata da Confiscati Bene
(dati dell'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati)
Il tutto rientra nell’ambito di una più ampia operazione, condotta dai carabinieri del Reparto Operativo del Comando provinciale di Bari, che hanno eseguito un maxi-provvedimento di confisca di beni immobili e mobili distribuiti in diverse parti d’Italia. I sigilli infatti sono stati apposti a proprietà, riconducibili a Dipalma e ai suoi congiunti, direttamente o attraverso prestanomi, per un valore complessivo di circa 100 milioni di euro. Si parla di 153 unità immobiliari (96 appartamenti e 57 locali commerciali, garage e magazzini) situati oltre a Monfalcone, a Gravina, Altamura, Turi, Cassamassima, Bari, Gallarate (Varese) e Corigliano Calabro (Cosenza); 6 inoltre le società di capitali costituite da imprese edilizie; 39 i terreni, ad Altamura, Gravina, Turi e Cassamassima e, infine, 26 rapporti bancari. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Bari (presidente La Malfa, a latere Marrone e Mattiace), su rischiesta della Procura.
La maxi-operazione, che in città si è avvalsa anche della collaborazione dei carabinieri di Monfalcone, rientra in un procedimento per associazione a delinquere di stampo mafioso, finalizzata a omicidi, estorsioni, rapine e usura.
La confisca fa seguito a precedenti sequestri eseguiti tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, disposti sempre con ordinanza emessa dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale barese. Beni in gran parte attribuibili al pluripregiudicato di Gravina, ormai deceduto, con numerosi precedenti penali, coinvolto in passato in diverse operazioni di polizia con le quali la magistratura ritiene di aver dimostrato la contiguità dell’uomo con i principali clan mafiosi operanti a Gravina e nelle zone limitrofe. Dipalma e i suoi congiunti, nonostante avessero dichiarato al Fisco modesti redditi (379 euro annui), sono invece risultati proprietari di un vero e proprio “tesoro”, anche attraverso interposte persone fisiche e giuridiche. Provvedimenti, dunque, in virtù della normativa antimafia, eseguiti pure in città, a dimostrazione di come il rischio di infiltrazioni della criminalità sia reale. E del rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata ne aveva parlato in più occasioni in passato Raffaele Tito, che, in qualità di pubblico ministero antimafia, aveva messo in guardia circa il preoccupante avanzare di reati e segnali di insediamento malavitoso, in riferimento in particolare al cantiere navale di Panzano. Allora il magistrato fece riferimento a cifre pesanti: su quasi 4mila addetti delle ditte esterne operanti in appalto, in gran parte trasfertisti, metà risultavano con precedenti penali di vario genere.
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