Malati di gioco, a Gorizia “bruciati” 142 milioni

Una cinquantina di persone in cura al Dipartimento per le dipendenze. Il dottor Benevento: «La loro droga sono le slot dei bar o dei casinò, hanno tra i 40 e 50 anni»
Di Francesco Fain
Una casa da gioco
Una casa da gioco

Nella maggior parte dei casi sono persone che hanno un lavoro, quindi hanno la certezza di un’entrata. Insomma, non sono dei disperati. La fascia d’età va dai 40 ai 49 anni. E sono “drogati”, nel 90 per cento dei casi, di slot machines: giocano cifre considerevoli nei casinò di Nova Gorica ma anche nei bar cittadini.

È questo l’identikit del giocatore-tipo isontino. A fornirlo il dottor Carlo Benevento, educatore professionale del dipartimento per le dipendenze dell’Aas Bassa Friulana-Isontina.

Azzardopatia

in pericolosa crescita

La piaga dell’azzardopatia è in costante ascesa. Alle cure della struttura dell’Azienda sanitaria sono ricorsi, nel 2015, circa 50 pazienti, l’anno precedente 38, nel 2013 invece 35. Cifre che possono sembrare esigue, ma che danno conto di un fenomeno in crescita, confermato da altre ricerche a livello regionale e provinciale, che rivelano anche come il problema non venga affrontato da molte persone che, per vergogna o per pudore, non vogliono intraprendere il percorso terapeutico necessario. «Da gennaio ad aprile 2016 sono già 35 le persone che sono ricorsi ai nostri servizi. Soltanto nel 10 per cento dei casi - dichiara Benevento - si tratta di disoccupati, mentre il 34% sono donne, la maggior parte delle quali casalinghe».

Di questo si parlerà stasera alle 20.30 nella sala “Incontro” di San Rocco in un convegno promosso dalle associazioni Libera (coordinamento di Gorizia) e Goriziaética. E il relatore sarà proprio il dottor Carlo Benevento che ha il polso della situazione. Anche le strutture dell’Azienda sanitaria, e in particolare del Sert, si sono ritrovate a gestire quella che è ormai considerata una vera emergenza sociale: l’approccio “distorto” a macchinette e lotterie è considerato ormai una patologia da curare come altre forme di dipendenza da sostanze alcoliche o psicotrope: così, anche l’Aas ha attivato a Gorizia un percorso di trattamento del gioco d’azzardo patologico.

Bruciati

mille euro a testa

Nell’ultimo anno sono stati “polverizzati” nell’Isontino qualcosa come 142 milioni di euro e la cifra è ancora sottostimata perché non tiene conto di quanto è finito nelle slot machines, nelle poker room e nelle roulettes dei casinò d’oltreconfine. Già così, si tratta di una cifra mostruosa. E basta dividere questo numero per i (circa) 142mila abitanti della nostra provincia per scoprire che, mediamente, ogni goriziano spende circa mille euro all’anno per giocare. Siccome è la media del pollo di trilussiana memoria c’è chi non si sente attratto dal Lotto e non spende nulla ma c’è anche chi si svena quotidianamente pur di corteggiare la dea bendata.

Il bilancio del mercato della speranza? In attivo, sempre e comunque: in attivo per lo Stato, of course e in passivo per gli scommettitori. C’è chi addirittura si è indebitato per far fronte ai debiti di gioco. Nel 2011, tanto per farsi un’idea, vennero spesi 96 milioni di euro per il gioco d’azzardo, come a dire che in quell’anno vennero spesi mediamente 680 euro a persone. In quattro anni, c’è stato un aumento delle cifre spese per giocare del... 45 per cento.

Nel 90% dei casi, dicevamo, i giocatori sono attratti dalle slot machines che sono le indiscusse protagoniste. A seguire c’è il lotto che esercita ancora un certo fascino fra i goriziani. Sul terzo gradino del podio si piazza il Gratta e vinci.

Ma i goriziani, pancetta a parte, sono anche sportivi. O meglio: scommettono spesso e volentieri sulle pratiche sportive, in primis il calcio. Uno dei fattori di crescita dell’azzardopatia concerne gli interventi legislativi che hanno interessato il settore. Forse è stato proprio il legislatore stesso, volontariamente o involontariamente, il primo fautore dell’exploit del gioco d’azzardo in Italia attraverso gli interventi diretti a liberalizzare il gioco pubblico d’azzardo.

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