Malasanità a Fiume sancito un rimborso da 790mila euro

FIUME. Sei milioni di kune, circa 790 mila euro, il più alto risarcimento mai pagato in Croazia per un episodio di malasanità. La corte del Tribunale comunale di Fiume, presieduta dalla giudice...

FIUME. Sei milioni di kune, circa 790 mila euro, il più alto risarcimento mai pagato in Croazia per un episodio di malasanità. La corte del Tribunale comunale di Fiume, presieduta dalla giudice Katarina Baj›i„ Ivan›i„, ha stabilito in 6 milioni di kune l’importo che il Centro clinico ospedaliero di Fiume e lo Stato croato (in qualità di fondatore degli Ospedali fiumani) dovranno versare al 29enne Miroslav Maškarin di Arbe, al quale nel luglio 2006 era stata amputata la gamba sinistra, dal ginocchio in giù, dopo un intervento di appendicectomia. Il giovane isolano era stato operato a Fiume e nel corso dell’intervento gli era stata lesa l’aorta. Erano seguite complicazioni – così nelle valutazioni di due equipe di periti medici spalatini e zagabresi – con il personale sanitario che aveva commesso errori soprattutto nel decorso postoperatorio.

Maškarin aveva prontamente denunciato il Centro clinico ospedaliero e lo Stato croato, chiedendo un risarcimento di 13 milioni di kune, pari ad 1 milione e 720 mila euro. Il processo è durato ben 9 anni e mezzo, con la sentenza di primo grado che tutto sommato ha soddisfatto Miroslav, i suoi genitori e la sorella. Gli Ospedali di Fiume e la Repubblica di Croazia ricorreranno in appello al Tribunale regionale fiumano, ma intanto – oltre ai 6 milioni di kune – sono stati condannati a pagare 130 mila euro di spese processuali e altri 67 mila euro di risarcimento ai genitori e alla sorella. Le due perizie hanno evidenziato la riduzione dell’85 per cento delle capacità motorie dell’arbesano, con danni subiti anche dall’altra gamba. Nel totale del risarcimento di 790 mila euro sono stati computati numerosi fattori, tra cui i mancati guadagni provocati dalla menomazione, l’acquisto di protesi e grucce, paura sofferta, spese sostenute per adattare l’abitazione e l’auto alla sua inabilità, aiuto da parte di terzi e via elencando.

«Giustizia è stata fatta – ha detto Maškarin, il volto rigato dalle lacrime – sono stordito e felice». Dopo 17 udienze e due perizie, sul volto di Maškarin è tornato il sorriso, anche se bisogna attendere quale sarà il verdetto del tribunale di secondo grado. Né l’avvocato del centro clinico ospedaliero, Goran Gatara, né il direttore generale degli ospedali, Davor Štimac, hanno voluto commentare la sentenza.

Andrea Marsanich

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