Mail rubate, Panontin fa denuncia
TRIESTE. Presenta denuncia alla Procura della Repubblica. E chiede urgenti spiegazioni all’amministratore delegato dell’Insiel, il colosso regionale dell’informatica, quello che gestisce le caselle di posta elettronica di Palazzo.
Paolo Panontin non porge l’altra guancia. Non può né vuole. A seguito della violazione del sistema regionale di posta elettronica del furto e della divulgazione della sua posta personale, l’assessore alla Funzione pubblica e ai Servizi informatici diffonde infatti una nota ufficiale. E lo fa confermando la volontà di presentare formale denuncia alla competente Procura della Repubblica con la richiesta di procedere nei confronti degli ignoti responsabili del reato: «Il furto e l’utilizzo ai fini di divulgazione della corrispondenza informatica, in base agli articoli 616 e 617 del Codice penale configurano gravi reati e rendono indispensabile una azione degli inquirenti».
La denuncia, ovviamente, è a carico di ignoti: l’assessore regionale non può sapere chi è l’«hacker» che ha violato la sua posta e dato in pasto i suoi contenuti a una serie di persone tra cui un anonimo che, leggendo mail pubbliche e riservate, ha ritenuto a sua volta di consegnare l’intero plico ai carabinieri. Nel mirino, in particolare, una serie di messaggi relativi al Comune di Azzano Decimo e ad un viaggio privato a Istanbul pagato dall’assessore ma prenotato dalla sua segretaria.
Panontin, anche nella sua qualità di assessore con delega ai Sistemi informatici, non si limita a chiamare in causa i magistrati. Ma sollecita la società controllata Insiel a un’immediata azione di indagine «intesa a verificare le modalità dell’avvenuta effrazione informatica». La nota della Regione fa sapere che l’amministratore delegato di Insiel «è stato personalmente invitato a procedere con la necessaria celerità e a relazionare in merito». Panontin, da parte sua, rileva infine «l’inaudita gravità dell’episodio, non solo in quanto rappresenta una intollerabile violazione della segretezza della corrispondenza ma soprattutto perché questo fatto costituisce un attacco alla sicurezza dei dati della pubblica amministrazione regionale. Dunque, saranno prese tutte le misure necessarie, giuridiche e tecnico-informatiche, intese a colpire i responsabili e a impedire il ripetersi di altri simili episodi delittuosi».
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