«Mai parlare con la bocca piena». La Regione detta ai sindaci il bon ton

Come deve comportarsi un sindaco decente? Usare il sapone è buona norma, così come ricordare che le posate vanno portate alla bocca e non la bocca al piatto. Manuale inviato dalla presidente: perplessità dell’Anci
Gianfranco Fini e Massimo D'Alema in una foto d'archivio del 25 febbraio 2010. ''Il dibattito sulle mie cravatte credo sia la dimostrazione del basso livello a cui giunge in cui alcune occasioni il giornalismo italiano. Anche perche', su una giacca blu, non credo che una cravatta rossa sia indice di pericolosi devazionismi di tipo ideologico, ma solo una tonalita cromatica'': lo ha affermato il presidente della Camera Gianfranco Fini rispondendo a Giovanni Floris che aveva fatto una battuta sul colore della sua cravatta. ALESSANDRO DI MEO
Gianfranco Fini e Massimo D'Alema in una foto d'archivio del 25 febbraio 2010. ''Il dibattito sulle mie cravatte credo sia la dimostrazione del basso livello a cui giunge in cui alcune occasioni il giornalismo italiano. Anche perche', su una giacca blu, non credo che una cravatta rossa sia indice di pericolosi devazionismi di tipo ideologico, ma solo una tonalita cromatica'': lo ha affermato il presidente della Camera Gianfranco Fini rispondendo a Giovanni Floris che aveva fatto una battuta sul colore della sua cravatta. ALESSANDRO DI MEO

TRIESTE. Come deve comportarsi un sindaco decente? Usare il sapone è buona norma, così come ricordare che le posate vanno portate alla bocca e non la bocca al piatto. Sono alcuni passaggi del vademecum da 76 pagine che la presidenza della Regione, in collaborazione con l’Associazione nazionale cerimonialisti degli enti pubblici, ha inviato ai primi cittadini del Friuli Venezia Giulia, e che hanno fatto imbufalire più di qualcuno.

Ne è nata una piccola polemica caratteristica di questi tempi pre elettorali. La Regione replica facendo notare che un paio di pagine dedicate al bon ton sono la norma in testi di questo genere, mentre tutto il resto è incentrato su aspetti tecnici del cerimoniale.



A dare il fuoco alle polveri è Pierluigi Molinaro, sindaco di Forgaria nel Friuli. Dal suo profilo twitter ha pubblicato le immagini di alcuni stralci della pubblicazione commentando: «La Serracchiani invia a tutti i sindaci Fvg il vademecum di come ci si deve vestire, come ci si deve lavare, tutti in fila per due e a capo chino. Siamo allo sbando!».

Ma quali sono i passaggi al centro del contendere? Eccone uno: «La prima cosa doverosa da fare è curare l’igiene personale». E quindi: «Sì ad acqua, sapone e deodoranti; ai profumi con molta moderazione; a indumenti puliti e ordinati; a barbe ben curate; a capelli puliti e ordinati; a mani curate; al trucco “da giorno”». Si passa poi alle istruzioni sul vestiario: «È importante curare l’abbigliamento, in ogni caso sempre pulito e ordinato e che non deve distogliere l’attenzione dalla propria professionalità. Sobrietà è sinonimo di eleganza. Eleganza vuol dire saper scegliere l’abbigliamento più appropriato alla circostanza».


Ecco quindi le istruzioni sul vestiario per signore: «Gonna al ginocchio o pantaloni. Maniche al gomito. Abiti sempre di colori tenui. Calze e scarpe chiuse anche d’estate. Il tailleur nero ha valenza cerimoniale. Accessori sobri. Pochi gioielli e poco profumo». Questo invece per colleghi maschi: «Completo blu, grigio o gessato (a riga stretta), mai nero. Giacca chiusa. Sobrietà nelle cravatte. Cravatta e pochette mai della stessa fantasia. Camicie azzurre a tinta unita o righino di giorno. La camicia bianca è prerogativa della sera o dell’abito da cerimonia. Calze scure al ginocchio e scarpe ben legate».

L’autore concede poi che i sindaci dei piccoli Comuni montani potrebbero sembrare fuori luogo se troppo formali, ma invita a non perdere mai il livello. Forse è questo il passaggio che ha fatto saltar la mosca al naso a Molinaro, che sulla foto profilo di twitter esibisce orgoglioso un tutone stile Cecenia fine anni Novanta e un fiero cappello alpino.


Il vademecum però ci mette del suo, soprattutto nella pagina dedicata al mangiare e al bere. Sul mangiare: «Ci si serve da sinistra usando esclusivamente le posate da portata. Non si parla a bocca piena e si mastica a bocca chiusa. Si accosta la forchetta alla bocca e non la faccia al piatto. I cibi liquidi non vanno sorbiti rumorosamente. Non si beve mai il brodo se non dall’apposita tazza». E così via. Si precisa anche che il coltello non è un pugnale e la forchetta non è una ruspa.

Quanto al bere: «Prima di bere ci si pulisce la bocca con il tovagliolo», ricorda l’autore ai rozzi sindaci dell’universo mondo.

Il segretario regionale dell’Anci Alessandro Fabbro dichiara: «Sono perplesso. Il cerimoniale è una cosa importante. Ma qui si parla di cura delle unghie, igiene personale, stare a tavola. Tutte cose quantomeno superflue».

La Regione fa sapere che l’iniziativa, partita dal gabinetto di presidenza, ha ben altra caratura: le 76 pagine del volume sono dedicate a temi utili come le cerimonie, i giuramenti, la messaggistica formale, gonfaloni, uso della fascia tricolore e così via. Ed è la regola, fa sapere l’ente, che in un manuale del genere ci siano un paio di pagine dedicate all’educazione. L’obiettivo è consentire a tutti di potersi adattare al contesto.

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