Maggio troppo piovoso, manca nettare per le api
TRIESTE Le arnie degli apicoltori della nostra provincia ospitano milioni di api che con il loro faticoso lavoro sono preziose non solo per la produzione del miele ma addirittura per la sopravvivenza dell’ecosistema.
Piccole e laboriose, - basti pensare che per produrre un chilo di miele sono necessari quasi 60mila voli d’andata e ritorno dall’arnia ai fiori - hanno una vita sociale e vivono in famiglie che contano anche 70mila unità durante la bella stagione, che poi si riducono a 30mila d’inverno. «Ogni arnia ospita una famiglia, - spiega Daniel Novak, presidente degli Circolo apicoltori sloveni di Trieste che ne riunisce 45 - ci sono apicoltori che hanno realtà più piccole, produzioni ridotte, che possiedono una ventina di famiglie di api, e altri che ne contano anche un centinaio».
All’interno dell’alveare tutte le api hanno i propri precisi compiti, equamente distribuiti. Sono talmente sociali e interdipendenti che un’ape separata dal gruppo per più di 2-3 giorni è destinata a morire. Il ricambio generazionale tra questi insetti è molto rapido. Una regina, infatti, può deporre fino a 2mila uova al giorno. Per avere l’energia di deporne così tante consuma con la pappa reale fino a 80 volte il suo peso. L’ape possiede un sistema nervoso sviluppato, la capacità di provare dolore e un’intelligenza che le permette, per esempio, di costruire le celle basandosi sulla percezione dei campi gravitazionali e magnetici terrestri.
Purtroppo le continue piogge dello scorso mese di maggio, non hanno consentito alle api della nostra provincia di trovare nettare sufficiente da portare nell'alveare. Un danno rilevate per i nostri apicoltori. «Il maltempo ha compromesso molte fioriture, - riferisce Novak - la produzione 2019 di miele di acacia è stata completamente compromessa, ci sarà solo poco miele di tiglio e un'esigua quantità di millefiori». —
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