Magazzino 18 al Rossetti, «spettacolo che unisce»

Apertura il 22 ottobre con il musical civile di Simone Cristicchi, subito dopo Herlitzka è Pasolini

TRIESTE. Simone Cristicchi ha confessato la sua “ignoranza colpevole”: fino a poco tempo fa l’Istria non sapeva nemmeno dove fosse, una terra sconosciuta, una sorta di “Atlantide sommersa”. Poi, durante una visita casuale al Magazzino 18 in portovecchio, in quel «museo suo malgrado», in quel «luogo della memoria», ha sentito la forza degli oggetti che raccontavano una storia di tutti. Sedie, armadi, tavoli, ricordi e ritagli di tante vite, che lo hanno spinto a volerla conoscere quella storia e «proprio qui, dove è avvenuta».

È nato così il “musical civile” Magazzino 18, lo spettacolo diretto da Antonio Calenda, che il 22 ottobre aprirà la nuova stagione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, con la musica della Fvg Mitteleuropa Orchestra e le voci dei piccoli cantanti “allevati” dal Rossetti. Un «onore» inaugurare il calendario, ha detto Cristicchi, chiudendo con una ballata, un “assaggio” dello spettacolo, la presentazione al Cafè Rossetti del nutritissimo cartellone - 77 titoli, 10 produzioni: tra teatro, danza, musical, addirittura un’incursione nella lirica - davanti alle amministrazioni pubbliche, agli sponsor, ai rappresentanti degli altri teatri, cittadini e regionali, con cui sono state messe in atto varie forme di collaborazione scacciacrisi.

“Magazzino 18” dà il “la” al percorso, in qualche modo “incornicia” tutta la programmazione. L’ha sottolineato il nuovo presidente dello Stabile, Milos Budin, ricordando - con gesto inconsueto tra i politici, dove la memoria è spesso corta - che il cartellone «consistente, vario e di grandissima qualità, si deve al cda e al presidente» che l’hanno preceduto. «Apriamo con un tema che qui colpisce sensibilità molto presenti - ha esordito Budin - ma sono convinto che questo contribuirà a unire e a far sì che la comunità triestina, nazionale e internazionale superi quello che la storia ha portato per dividere».

Teatro, dunque, come spazio della “pietas”, come luogo dove si esorcizza la guerra e si celebra il valore della parola e della vita, nella prospettiva di un futuro condiviso. Il direttore Calenda l’ha ricordato più volte nel corso della sua lunga e articolata illustrazione davanti a - parole sue - un “parterre du roi”, col sindaco Cosolini, la presidente della Provincia Poropat, l’assessore regionale alla cultura Torrenti, quello comunale Miracco.

«Viviamo un momento terribile» ha detto Calenda, accennando ai conflitti che scuotono lo scenario internazionale. «E l’esodo è un tema fondamentale delle guerre etiche, che portano sempre con sè la trasmigrazione dei popoli. Quando Simone Cristicchi ed io abbiamo visto il magazzino 18, ci è apparso come una testimonianza esistenziale straordinaria, di gente che voleva riprendersi in qualche modo la sua vita, che non voleva sentirsi sradicata. Cristicchi si è avvicinato al tema come un giovane aedo, con malinconia e ironia, ma con la curiosità di chi indaga. Ne è nato un atto di pacificazione, hinc, nunc e semper».

In questa chiave di teatro civile, uno spazio più consistente ha occupato la presentazione di “Una giovinezza enormemente giovane”, seconda produzione dello Stabile dal 24 ottobre in Sala Bartoli, che vede Roberto Herlitzka nei panni di Pier Paolo Pasolini («il più grande poeta del Novecento, nato in questa regione» dice Calenda) che contempla “da fuori” il suo cadavere e anticipa, con profetica lucidità, quanto accadrà nel mondo dopo la sua morte.

Impossibile elencare tutti gli appuntamenti del programma dello Stabile, che coinvolgono anche il teatro Miela e non certo in modo “periferico”, ma con una forte attenzione alla contemporaneità: ci saranno infatti Ennio Fantastichini diretto da Giancarlo Sepe in “Beniamino” (11 dicembre), testo su omofobia e pedofilia, Giulia Lazzarini con “Muri. Prima e dopo Basaglia” (12 marzo 2014) per la regia del triestino Renato Sarti e, dopo cinque anni di assenza, Moni Ovadia con “Il registro dei peccati, recital-reading sul mondo khassidico.

Più facile tentare di orientarsi tra le proposte puntando sugli attori più amati e attesi dal pubblico. A cominciare da Pierfrancesco Savino che, nella sala “magna” del Rossetti (la “Assicurazioni Generali”, tra gli sponsor forti con la Fondazione CrTrieste) sarà Arlecchino nella rilettura di “Servo per due” fatta dall’inglese Richard Bean (20 novembre) e da Laura Morante che, con Gigio Alberti, interpreta il triangolo d’amore della cinica commedia “The country”, diretta da quel Roberto Andò campione di incassi cinematografici con il politico e il suo gemello doppio di “Viva la libertà” (6 dicembre).

I cultori del commissario Montalbano non resteranno delusi: Luca Zingaretti sarà infatti in scena con Massimo de Francovich ne “La torre d’avorio” di Ronald Harwood (11 dicembre), match drammaturgico che si dipana nell’interrogatorio del grande direttore d’orchestra accusato di filo-nazismo da parte di un maggiore dell’esercito americano. Al Rossetti arriverà anche l’acclamato Valerio Mastandrea, interprete (il 24 gennaio 2014) di “Qui e Ora” di Mattia Torre (l’autore della serie Boris...) e poi Alessandro Gassmann che affronta e per la prima volta dirige uno Shakespeare, ma “ridotto” e modernizzato da Vitaliano Trevisan (RIII-Riccardo Terzo, 29 gennaio). «E pensare - ricorda Calenda - che quando chiesi a Vittorio Gassmann se potevo fargli fare “Amleto”, mi rispose: “ma lascia perdere”... Non aveva neanche la fiducia di suo padre e ora è quel grande attore che tutti conosciamo...».

Doppio omaggio a Trieste con “La coscienza di Zeno” di Svevo nella riduzione di Tullio Kezich, protagonista Giuseppe Pambieri diretto da Scaparro (12 febbraio). E, nell’elenco dei grandi nomi, ancora, Manuela Kustermann (“Il padiglione delle meraviglie” dal 28 febbraio), Mariano Rigillo (“Erano tutti miei figli”, 5 marzo), Sebastiano Lo Monaco (“Dopo il silenzio”, testo di denuncia contro la mafia di Pietro Grasso), e l’interprete per antonomasia di fiction televisive dai grandi ascolti, Giuseppe Fiorello, in un omaggio a Modugno (“Penso che un sogno così”, 19 dicembre). Tra le curiosità del cartellone, Alessandro Haber in “Una notte in Tunisia” (31 marzo) di Vitaliano Trevisan: negli ultimi giorni di vita di Craxi, una metafora del potere e della sua caduta.

Capitolo musical e danza. Tutto esaurito annunciato per la produzione inglese di “Cats”, che ritorna a grande richiesta dal 19 al 23 marzo, diretto da Trevor Nunn. Emozionante la presentazione, con un piccolo video, di “Shadowland” della compagnia Pilobolus (7 maggio), una storia poetica raccontata attraverso i giochi d’ombre da superbi ballerini. In esclusiva per l’Italia, dal 13 novembre, i sette maghi di “The illusionists”, che promettono di far sparire in diretta cose e persone, mentre tutta da scoprire sarà la produzione danese “Blam!” (28 novembre), rivelazione del festival di Edimburgo, che riscatta, con ogni mezzo possibile tranne la parola, una grigia giornata d’ufficio all’insegna della follia. Per chi è bambino o bambino dentro, ritorna il clown Slava con la sua neve (9 aprile), per gli irriducibili di Jacko c’è il “Thriller live”, scatenato omaggio a Michael Jackson (15 maggio).

Nella sezione danza - tango, classica, contemporanea, ce n’è per tutti i gusti - appuntamento di richiamo con la fresca étoile dell’Opera di Parigi, protagonista del gala “Je suis Eleonora Abbagnato” (8 febbraio, serata unica). Ma il Rossetti cede anche alla tentazione dell’opera («quando però non c’è la lirica...» precisa subito Calenda) con “Un flauto magico” per sole voci e pianoforte nella messinscena del mostro sacro Peter Brook.

Insomma, un grande sforzo per un teatro - è stato ricordato - che lavora con il 70-80% di “mezzi suoi”, in una proporzione invertita rispetto ad altre realtà italiane. E che “spera in un futuro più provvido e certo”. Gli amministratori, al microfono, confermano: qualità e sinergie sono la strada per “scongiurare l’estinzione”. Torrenti, “teatrante” passato dall’altra parte, promette: «Vogliamo dare certezza al settore. La posizione geopolitica di Trieste va utilizzata meglio e dovremo accompagnare la produzione teatrale con politiche regionali che le permettano di uscire dalla città». Nell’attesa, su il sipario: comincia con trepidazione, dice Calenda, una nuova avventura.

@boria_a

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo