“Magazzino 18” a Pola: tagliate le gomme al camion di Cristicchi
TRIESTE. Parte bene ma continua male il mini-tour di Simone Cristicchi e del suo “Magazzino 18” in Istria. Alla standing ovation di Pirano è seguita, ieri a Pola, un’accoglienza, a show non ancora iniziato, quantomeno brutale. Forse, la dimostrazione naturale che certe barriere, soprattutto mentali, resistono. Nei fatti il cantante romano ha trovato la città tappezzata di manifesti contro lo spettacolo “fascista”. E qualcuno ha pensato bene anche di tagliare gli pneumatici del Tir che trasporta l’allestimento di scena.
Certo, il partito socialista dei lavoratori, gruppo politico minimalista, ad essere generosi, aveva già lanciato un avvertimento, accusando l’autore italiano di aver realizzato «un recital nel quale gli jugoslavi vengono definiti come violenti usurpatori dei beni abbandonati dagli optanti dell’Istria e della Dalmazia». Ovviamente senza averlo visto. E aggiungendo che «lo spettacolo è più una rappresentazione politica che artistica». Un po’ di benzina sul fuoco, insomma, anche se il consenso di quella formazione non supera il 2%.
Eppure il debutto a Pirano del suo spettacolo aveva ottenuto le stesse emozionate reazioni di quello visto al Teatro Politeama, a Trieste. Al punto da portarlo a commentare, ieri mattina, di aver vissuto momenti di grande emozione. «Nel momento in cui si sono alzati tutti in piedi ad applaudire, si sono sciolte anche le residue tensioni, se ce n’erano state». A quanto pare non solo c’erano state, ma sono andate avanti, anche se per motivi tecnici non possiamo commentare l’andamento della rappresentazione di ieri sera, anche perchè il cantante, probabilmente turbato, non era raggiungibile.
A Pirano, altra musica. in tutti i sensi. «Ci sono stati dei momenti di grande intensità proprio quando ho letto la poesia sui rimasti, che avevo scritto appositamente per loro. È stato un momento commovente. E mi ha fatto doppiamente piacere, perchè in platea c’erano anche molti sloveni».
Nessuna captatio benevolentiae, peraltro. La rappresentazione messa in scena nella città di Tartini, come conferma lo stesso autore, è stata assolutamente la stessa del debutto triestino. «Non ho voluto cambiare nulla - spiega il cantante - anche se avrei potuto ampliare la parte dei rimasti, cui ho dedicato solo qualche parola in più in fase di introduzione. È stata una mia scelta precisa quella di mantenere la forma originale. Il testo finale è frutto di un equilibrio cercato a lungo, e per questo mi sembrava inutile andarlo a ritoccare».
Dall’accusa di quasi propaganda, insomma, a un momento di riflessione che, assicura Cristicchi, è stato ben recepito da tutti. «Alla fine della rappresentazione mi sono fermato a parlare col pubblico, e ho capito che il mio lavoro è stato inteso come un modo diverso di raccontare la storia. Sono anche rimasto stupito - continua il cantante - dal fatto che tanti, soprattutto giovani, mi hanno raccontato che non sapevano niente della strage di Vergarolla, o ignoravano l’esistenza di figure come quella di Giuseppe Micheletti, il medico che si mise a operare i feriti subito dopo l’esplosione pur avendo perso entrambi i figli».
«L’emozione - ammette - può essere senz’altro paragonabile a quella di Trieste, anche se lì c’era un teatro più grande. Non nascondo che il primo applauso è stato un toccasana. Può darsi, peraltro, che ci sia stato anche chi non ha apprezzato affatto»
Grandi manifestazioni d’affetto, viceversa, dai cosiddetti “rimasti” che lo hanno festeggiato a lungo sotto il palco, affidandogli anche un compito non da poco. «Mi hanno detto - conferma Cristicchi - che adesso il mio compito è di fare il loro ambasciatore in Italia. Mi hanno detto: racconti la nostra storia al resto del paese, faccia conoscere a tutti quelli che non le conoscono le nostre vicissitudini... Un impegno non da poco, ma a questo punto anche un dovere».
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