Macron a Belgrado gela Vučić: no adesioni senza riforma Ue

L'Europa deve prima cambiare al suo interno per essere pronta ad accogliere la Serbia e altri Paesi. Sul Kosovo le posizioni restano ancora molto distanti
epa07719332 Serbian President Aleksandar Vucic (L) and French President Emmanuel Macron (R) walk away from the Gratitude to France WWI monument after a wreath laying ceremony in Belgrade, Serbia, 15 July 2019. President Macron is on a two-day state visit to Serbia. EPA/KOCA SULEJMANOVIC
epa07719332 Serbian President Aleksandar Vucic (L) and French President Emmanuel Macron (R) walk away from the Gratitude to France WWI monument after a wreath laying ceremony in Belgrade, Serbia, 15 July 2019. President Macron is on a two-day state visit to Serbia. EPA/KOCA SULEJMANOVIC

TRIESTE Appena sceso dall’aereo che ieri da Parigi lo ha portato a Belgrado il presidente francese Emmanuel Macron avverte immediatamente la tensione che si respirava nell’aria. Primo presidente francese che tocca il suolo serbo dal 2001 si presenta in un momento cruciale per il suo collega Aleksandar Vučić, sospeso tra l’eurointegrazione e il nodo del Kosovo. E Macron tenta di sdrammatizzare. Si congratula con Vučić per la vittoria di domenica del tennista Djoković (serbo) a Wimbledon. Con lui non c’è la moglie Brigitte. Assenza notata subito dai media serbi.

Finite le formalità e i picchetti d’onore Macron e Vučić si vedono a quattr’occhi nel palazzo presidenziale. Un incontro che il protocollo aveva programmato fosse di 20 minuti, invece dura più di un’ora. Al termine Vučić conferma che la conversazione è durata un tempo molto lungo, e che è stata incentrata su vari argomenti, sottolineando di aver chiesto a Macron aiuto per risolvere il problema del Kosovo, in quanto si tratta di integrazione europea. Dopo l'incontro dei due presidenti, si è tenuta la cerimonia di scambio degli accordi tra i due Paesi, una ventina in tutto come la firma di una dichiarazione di intenti sulla realizzazione del progetto della metropolitana di Belgrado, di un contratto per la fornitura dei missili "Mistral" e un di un accordo sul cinema.

Ma il vero punto caldo è stato il Kosovo, tutto il resto è stato contorno, coreografia diplomatica. «Non ammetteremo l’indipendenza», del Kosovo sostiene Vučić al termine del confronto con il presidente francese. «Grazie a Macron per aver voluto ascoltare. Confido nel suo aiuto, non solo al nostro Paese, ma all'intera regione». «Qual è la soluzione? - si chiede poi retoricamente Vučić - ci sono diversi modelli e possibilità». E poi cala il suo affondo: «Emmanuel non sa quante persone siano colpite nel momento in cui afferma che la Serbia e il Kosovo sono due stati indipendenti». Per precisare immediatamente che, oltre al cancelliere tedesco Angela Merkel solo Macron, è stato disponibile ad ascoltarlo così a lungo».

Macron che immediatamente chiama tutti all’impegno collettivo. «Dobbiamo trovare un modo per guardare al futuro - afferma - quando il passato non può passare e la paura è sovrana, allora abbiamo problemi. Anche Francia e Germania avevano conflitti territoriali. Chiunque pensi di difendere la Serbia e i serbi significa che non fa alcun passo quando si tratta di compromesso. Guardiamo all'esempio di Francia e Germania e come è stata cancellata quella riluttanza», ha affermato Macron. «Un nazionalista è un patriota senza un progetto», sentenzia il capo dell’Eliseo - e questo non vale solo per la Serbia». «Non abbiamo una soluzione magica - prosegue Macron - la risposta è nei vostri cuori e nell'intelletto di coloro che vi guidano. Credo fermamente nella stabilità della regione, e l'accordo che deve essere trovato è molto importante per questo, e in futuro la Serbia deve essere pronta a farlo». «È anche un test per l'Europa, la soluzione è nei popoli e nei suoi leader», sottolinea ancora il capo di stato francese.

Per quanto riguarda l’adesione della Serbia all’Ue Macron ha parlato di «nessun appuntamento». «Questo è un processo che avvicina la Serbia all'Europa. Ci sono riforme da attuare e, quando le cose sono pronte, tutto andrà bene», dice gelando gli animi. Insomma per Parigi nessun allargamento prima della riforma dell’Ue. —


 

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