M5S Trieste, la candidata sindaco protagonista dell’inno massacrato dal web VIDEO

La clip preparata per il raduno di Imola: Paola Sabrina Sabia recita su testo e musica di Andrea Tosatto e Simone Pennino. Impietoso Aldo Grasso: «Kitsch da brivido»

TRIESTE «Lo facciamo solo noi / di salire sopra il tetto / di pretendere rispetto / da chi proprio non ce n’ha». Paola Sabrina Sabia, candidata sindaco a Trieste e organizer del Gruppo Beppe Grillo Trieste, nonché moglie dell'europarlamentare a cinque stelle Marco Zullo, non canta. Ma è l’attrice del videoclip dell’Inno di Italia 5 Stelle 2015 scritto, musicato e cantato dallo psicologo Andrea Tosatto, 42 anni, che vive a Dubai, in collaborazione con Simone Pennino.

Sabia è la protagonista unica: gli altri attori del video (come riportano i credits) sono il Meetup Pordenone 5 Stelle e il Movimento. Sabia ha anche collaborato alla sceneggiatura (storyboard) assieme a Pennino e Francesco Vanin. L’inno, che Beppe Grillo invita a imparare a memoria in vista del raduno nazionale di Imola del 17-18 ottobre, manda in soffita quello precedente firmato da Fedez (“Ognuno vale uno”). Un motivo orecchiabile alla Vasco Rossi mediato da Povia. La candidata sindaco di Trieste appare con un vestitino bianco tutto pizzi mentre, come l’Arianna del mito (o la vispa Teresa della filastrocca), raccoglie in un bosco un nastro giallo che la porta dritta a una serie di cartelli dove con un pennarello rosso (scrivendo ok e disegnando cuoricini) segna i mirabolanti risultati dei Cinque Stelle fino a esultare, come allo stadio, di fronte alla crescita del movimento proiettato verso il 29% del consenso elettorale.

Da antologia il finale dove la deliziosa attivista Sabia scruta l’orizzonte con un binocolo da teatro. Un esercizio da birdwatching (perfetto per lei che si batte assieme al marito Marco Zullo per la chiusura della medievale Sagra degli osei di Sacile).

«Lo facciamo solo noi / di difendere l’ambiente / di arrestare il delinquente / che inquina la città». Un testo che non è passato inosservato per la sua metrica maniacale e le rime baciate. «Per fortuna che qui prima o poi / governiamo noi». «Qui le vette del kitsch sono da brivido» scrive Aldo Grasso sul Corriere della Sera -. Brutte immagini di una ragazza che corre felice in mezzo ai prati a leggere cartelli segnaletici (i famosi paletti piantati dai grillini).... Il kitsch sono i binocoli con cui la ragazza guarda un futuro pieno di stampanti 3D, auto a guida autonoma ed energie verdi».

Tanto brutto da far rivalutare, rispetto all’inno di «questo Apicella dei pentastellati», persino quello tremendo di Fi ( “Meno male che Silvio c’è”). La vetta finale è irraggiungibile: «Accidenti a ’ste marionette / fan più danni delle sigarette».

Neppure il popolo grillino l’ha accolto benissimo. Sul blog Beppe Grillo piove di tutto. Ci sono i complimenti, ma sono di più le stroncature. «Ammazza che cagata. A saperlo ve li mandavo 7/8 euro per farlo meglio». «Come inno mi sembra un misto tra ingenuità e i figli dei fiori».

Molti i nostalgici di Fedez. «Veramente è brutto assai!». «Vogliamo dirla tutta: un “inno” peggiore non potevamo scegliere: musica brutta, rime scontate e banali, una voce insulsa e l’arrangiamento è imbarazzante». «Il testo è fuori metrica, il master fa schifo, l’audio pessimo». Altro? «Passino le parole, ma con questo arrangiamento musicale non la canterò mai! Vi prego trovate qualcosa di più contemporaneo (non mi sembra adatto, è più da Pd)». Impossibile una stroncatura peggiore. «Non condividerò questo stupido inno, è una cosa molto stupida. Vi ricordo quanto è stato ridicola Forza Italia». «Questo video è un disastro, non si salva una singola cosa, musica, testo, soggetto, ambientazione, regia. È di uno squallore clamoroso».

Quasi ignorata la prestazione artistica dell’attivista triestina a Sabia. Ma non da tutti: «È bellissima, mi ha fatto venire la pelle d’oca». L’europarlamentare Zullo, che non ha un master in scie chimiche (come precisa in una nota), è avvertito. (fa.do.)

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