M5S, il web conferma il “sì” all’espulsione. I 4 senatori ribelli si dimettono

Il voto on line conferma l'espulsione del triestino Battista e dei suoi tre colleghi decretata dall'assemblea dei gruppi parlamentari grillini. Ma i reprobi giocano d'anticipo e si dimettono. Il Movimento si spacca: rischio scissione

Circa 43mila i militanti votanti certificati. Oltre 29mila a favore della cacciata, contrari solo 13mila circa. E' il responso della consultazione on line tra i grillini chiamati a confermare il provvedimento di espulsione dal Movimento 5 Stelle dei senatori Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino e Lorenzo Battista, triestino, assunto stanotte al termine di una drammatica assemblea dei Gruppi parlamentari grillini.

Ma i quattro dissidenti hanno anticipato il voto della rete e si sono gia dimessi. Un folto gruppo di deputati del M5S sarebbe pronto a lasciare il proprio gruppo parlamentare in dissenso per le espulsioni. E per il il M5S il rischio scissione è immprovvisamente più che concreto.

«Per Grillo siamo solo pedine da manovrare. Uno vale uno? Grillo vale più degli altri e poi uno vale l’altro», ha commentato Orellana annunciando le sue dimissioni da senatore.

La decisione sull’«esecuzione» finale della pena dei quattro “ribelli” tra i parlamentari grillini è stata presa dai militanti M5S: la votazione sul web si è conclusa alle 19. Pochi minuti dopo la sentenza definitiva è stata annunciata.

Stanotte all'assemblea dei Gruppi i favorevoli alla cacciata sono stati 73 per Battista (35 i no e 11 gli astenuti); 67 per Bocchino (30 i “no” e 13 gli astenuti); 77 per Campanella ( 33 i “no” e 11 gli astenuti); 70 per Orellana ( 35 i “no” e 9 le astensioni).

È stata un’assemblea dai toni forti, tutt’altro che a senso unico nelle dichiarazioni di deputati e senatori grillini contro i quattro ribelli. Numerose, certo, le prese di posizione contro l’atteggiamento di Battista, Orellana, Campanella e Bocchino, rei di essersi schierati troppe volte contro la linea del Movimento.

Lo streaming (votato a maggioranza all’inizio dell’assemblea su proposta del friulano Walter Rizzetto nonostante la contrarietà del capogruppo alla Camera Federico D’Incà) non ha disincentivato alcuni parlamentari pentastellati a usare anche espressioni non oxfordiane («Mi sono rotto i c..., la prima cosa che mi chiedono a casa sono i dissidenti» sostiene il senatore Giuseppe Vacciano) nei confronti dei quattro “imputati”, vuoi per le loro continua critiche, vuoi per la scelta di andare a sfogarsi con la stampa e non nelle assemblee M5S. Tanto che qualcuno ha avanzato il sospetto che i quattro agiscano contro gli interessi del Movimento stesso.

E i diretti interessati? C’era curiosità sulla loro presenza o meno e alla fine i dissidenti c’erano, sono entrati, usciti, rientrati. Orellana, in particolare, ha posto dubbi sulla legittimità dell’assemblea: «Il regolamento del gruppo al Senato dice che prima ci deve essere una votazione tra i senatori». Tesi respinta dal capogruppo Vincenzo Santangelo: «Il codice di comportamento dice che l’espulsione è proposta a maggioranza dai parlamentari riuniti in assemblea, e successivamente ratificata on line». «Il metodo è scorretto, non so chi ha chiesto la mia espulsione e la procedura l’ho conosciuta dal Tg3» ha detto Bocchino. Questioni procedurali a parte, non sono mancati gli interventi a difesa dei quattro. Il deputato Alessio Tacconi, ad esempio, non ha nascosto che il comunicato che esprimeva “perplessità” sull’atteggiamento di Grillo nell’incontro con Renzi lo aveva sottoscritto anche lui.

Tra i più accorati Rizzetto: «Un parlamentare deve poter avere una sua linea comunicativa». Quanto alle indicazioni dai meetup del territorio, Rizzetto ha assicurato che dal Friuli Venezia Giulia «non è arrivata nessuna comunicazione ufficiale per Battista. Mi pare che la sfiducia dal territorio sia qualcosa di farlocco».

Poi il voto nel cuore della notte e la decisione: i quattro sono meritevoli di essere cacciati.

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