Lutto nel mondo del cinema: morta Laura Antonelli

ROMA È morta a Ladispoli, vicino Roma, l'attrice Laura Antonelli. Secondo quanto si è appreso, a dare l'allarme stamattina intorno alle 8.30 è stata la donna delle pulizie che l'ha trovata per terra in casa. Arrivati nell'abitazione gli operatori del 118 non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.
Laura Antonelli (il suo vero nome era Laura Antonaz) era nata il 28 novembre del 1941 a Pola in una famiglia istriana. Insieme alla quasi coetanea Femi Benussi e alle più anziane Alida Valli e Sylva Koscina fa parte delle «bellissime quattro» dalmato-istriane. E da bambina con la famiglia è profuga dell’esodo istriano.
Arrivata a Roma per un breve periodo insgna Educazione fisica al Liceo artistico di Via Ripetta e dopo aver girato alcuni Caroselli per la Coca Cola e interpretato fotoromanzi esordisce nel cinema interpretando piccoli ruoli in vari film, a cominciare da "Il magnifico cornuto" di Antonio Pietrangeli del 1964 e "Le sedicenni" di Luigi Petrini del 1965.
Dopo vari film, nel 1973 interpreta il ruolo di una sensuale cameriera in "Malizia" di Salvatore Samperi. Il film, campione di incassi con 6 miliardi di lire, divenne un vero cult movie, entrando prepotentemente nell’immaginario erotico degli italiani e innalzando l’attrice a «icona sexy», oltre a farle ottenere il Nastro d’Argento alla migliore attrice protagonista, e il Globo d’oro alla miglior attrice rivelazione.
Si spalancarono le porte della notorietà e del guadagno e il suo cachet lievitò da 4 a 100 milioni di lire per film. Nel frattempo alterna interpretazioni in film d’autore come "Trappola per un lupo" di Claude Chabrol, dove conosce Jean-Paul Belmondo con il quale avrà una discussa e turbolenta relazione, "Sessomatto" di Dino Risi e "Mio Dio, come sono caduta in basso!" di Luigi Comencini (per il quale vince un secondo Globo d’oro).
Nel 1976 inizia a lavorare con registi che svelano il lato personale dell’attrice fino ad allora nascosto dalla sua prorompente fisicità, con il personaggio di Giuliana ne "L’innocente" di Luchino Visconti, nel 1977 in "Gran bollito" di Mauro Bolognini e nel 1981 in "Passione d’amore" di Ettore Scola, per il quale riceve una candidatura al David di Donatello per la migliore attrice non protagonista.
Per tutti gli anni ottanta lavora in film comici o sexy. La parabola ascendente di Laura Antonelli si interrompe la notte del 27 aprile 1991, quando nella sua villa di Cerveteri vengono trovati 36 grammi di cocaina. Condannata in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere per spaccio di stupefacenti viene assolta nove anni dopo quando la Corte d’appello di Roma, che la riconosce consumatrice abituale di stupefacenti, ma non spacciatrice. Seguono una serie di lunghi momenti di disagio, anche psichico, culminati con una lunga causa civile per ottenere un indennizzo - senza successo - dopo un intervento di estetico che - affermava l’attrice - le aveva sfigurato il viso.
Negli ultimi anni si tornò a parlare di lei dopo che l'amico Lino Banfi chiese per le l'assistenza della legge Bacchelli, da lei respinta.
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