Lupi, tre ipotesi per il futuro del Porto

L’advisor ha formulato altrettante proposte al ministro in vista della riforma. Trieste pigliatutto o inghiottita da Venezia
Il porto di Trieste
Il porto di Trieste

Sembra sospeso tra le stalle e le stelle, o quasi, il futuro del porto di Trieste nelle tre ipotesi di fusione delle Authority che, stando alle indiscrezioni del sito specializzato The Medi Telegraph l’advisor Ernst & Young ha prospettato al ministro di Infrastrutture e trasporti Maurizio Lupi per farne parte portante della nuova legge.

Il primo scenario prospettato è quanto a numero e circoscrizione territoriale delle Authority (attualmente 24), un mantenimento in toto dello status quo, il che sarebbe estremamente avvilente e ben poco in linea con l’impronta decisionista del governo Renzi, ma non scontenterebbe alcun territorio e potrebbe dunque essere molto redditizio in termini di consenso.

Non decolla la riforma delle Authority
Il premier Matteo Renzi con accanto il ministro dei Trasporti e Infrastrutture Maurizio Lupi e il presidente dell'Alto Adige Arno Kompatscher, durante la visita del cantiere del tunnel del Brennero a Mules, 5 luglio 2014. ANSA / BETTINA RAVANELLI

La soluzione di mezzo, oltre ad avere probabilmente qualche chance in più rispetto alle altre due estreme, perlomeno formalmente, sarebbe quella di maggior visibilità per Trieste. In base a questa opzione infatti vi sarebbero una quindicina di cluster imperniati sui porti core. Sotto la giurisdizione di Trieste, ancora sede di Autorità portuale, passerebbero i porti di Monfalcone e Porto Nogaro e l’interporto di Cervignano. Una sorta dunque di Authority regionale. Gli altri porti core identificati sono Gioia Tauro, Napoli, Ravenna, Civitavecchia (porto della capitale), Genova-La Spezia, Ancona, Bari-Taranto, Cagliari, Palermo-Augusta, Livorno e Venezia.

La terza opzione prospettata vede invece Trieste come sottoposta a Venezia e anche il passaggio di tutti gli altri scali regionali (Monfalcone, Porto Nogaro e Cervignano) sotto il capoluogo lagunare che risulterebbe la capitale del cluster Adriatico a cui farebbero riferimento anche i porti o gli interporti di Pescara, Bologna, Forlì, Parma, Piacenza, Ravenna, Ancona, Bolzano Trento, Chioggia, Padova, Porto Levante, Rovigo, Treviso e Verona.

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Il porto di Trieste

Questa ipotesi prevede infatti la creazione di sei cluster imperniati sui corridoi logistici europei. Oltre a quello Adriatico di Venezia, vi sarebbero quello Ligure guidato da Genova, quello Tirrenico da Livorno, quello di Civitavecchia, quello cosiddetto Sud capitanato da Napoli ma al quale farebbero riferimento, oltre a quelli della Campania, anche i porti della Calabria, della Puglia e della Sicilia e quello della Sardegna guidato da Cagliari.

Alla recente riunione degli Stati generali dei porti e della logistica dalla quale non è ancora scaturita alcuna decisione concreta, il ministro Lupi ha annunciato che il Piano dei ministero per i porti sarà reso pubblico a fine mese o al massimi ai primi di marzo. Date le guerre di campanile che scateneranno queste anticipazioni non è però escluso un ulteriore slittamento.

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