L’Università alimenta e completa il sistema scientifico triestino

*rettore dell'Università di Trieste
TRIESTE Era il secondo dopoguerra, quando, grazie alla lungimiranza di alcuni scienziati sono state poste le basi per ‘Trieste città della Scienza’. Da sempre scienza e conoscenza si annidano negli esseri umani e tramite essi si tramandano: Trieste è stata capace, con la sua storia e tradizione di apertura, di multietnicità e di vocazione internazionale, di permettere a questo seme di germogliare, e di farlo crescere in un ambiente fertile e vivace. La Scienza, per svilupparsi, ha bisogno di due ingredienti fondamentali: infrastrutture e persone, accompagnati da un ambiente tranquillo amichevole ed ospitale, ben organizzato. Ecco, tutto questo è Trieste oggi.
Gli enti di ricerca internazionali, gli istituti di ricerca italiani, le strutture scientifiche, di innovazione e di divulgazione presenti sul territorio si sono sviluppate assieme alle Università traendo grande giovamento reciproco. Non è quindi un caso che una delle prime istituzioni presenti sul territorio triestino votata alla scienza ed alla cultura sia stata l’Università di Trieste, fondata nel 1924 all’indomani del primo conflitto mondiale. L’università di Trieste è riuscita ad alimentare il sistema triestino della scienza senza trascurare il rapporto con gli ambiti culturali: insomma, un centro di alta formazione trasversale e multidisciplinare al servizio del territorio era quello che ci voleva per la ‘Trieste città della scienza’.
Il coinvolgimento dell'Università nelle varie istituzioni scientifiche di Trieste è veramente capillare e costante nel tempo: progetti di ricerca, corsi e seminari congiunti, collaborazioni per tesi di laurea e borse di studio, condivisione di strumentazione scientifica e grandi infrastrutture di ricerca, organizzazione di festival e attività divulgative, progettazione partecipata di iniziative a beneficio della collettività. L'aumento di attrattività del sistema è misurabile presso l’Ateneo in termini di crescita di progetti di ricerca competitivi, di numero di studenti iscritti, di finanziamenti per ricerca, didattica ed infrastrutture, ma si riflette inevitabilmente sul sistema creando occupazione e incrementandone la credibilità a livello internazionale. L'Università di Trieste ottiene un grande vantaggio da un sistema in cui si fa ricerca d'eccellenza: lo dimostrano il suo posizionamento al 10° posto tra un centinaio di atenei pubblici a privati italiani e la capacità di ottenere finanziamenti per la ricerca, superiore alla media nazionale.
E questa esigenza di fare sistema è ancora più vera oggi, in quanto le sfide della società sono più complesse ed interdisciplinari rispetto allo scorso secolo. Le tematiche da affrontare per il progresso della società sono molto sfidanti: i cambiamenti climatici, l’approvvigionamento energetico, la scarsità di cibo e di acqua, l’invecchiamento della popolazione, la salute dell’uomo, l’impatto delle tecnologia nella società, la migrazione dei popoli…Trieste ha una ulteriore importante caratteristica che la rende adatta ad essere la ‘città della Scienza’: il suo essere intrinsecamente internazionale. L’accoglienza dello straniero, la disponibilità ad accettare l’altro, a fare sistema su idee innovative e vincenti sono caratteristiche intrinseche della città di Trieste ieri oggi e più che mai domani. Su questo tema, è interessante notare come Trieste si trovi inclusa in tre delle quattro macroregioni europee: alpina, danubiana e adriatico ionica.
Quella che nel passato era stata vissuta come una marginalità geografica diventa oggi un elemento vincente nell'asse Est - Ovest e Nord - Sud dell'Europa; una collocazione che favorisce le reti di collaborazione scientifica e che è stata determinante anche per la scelta di Trieste come Capitale Europea della Scienza nel 2020. L’internazionalizzazione del sistema Trieste favorisce quindi sia il finanziamento di progetti di ricerca che nascono da accordi bilaterali, transfrontalieri e internazionali che l’incremento del numero di studenti stranieri che decidono di studiare all'Università di Trieste (il 9% degli iscritti, rispetto a una media nazionale del 4,5%). Ma l’università di Trieste sente anche una grossa responsabilità: la preparazione dei nostri studenti per i lavori del futuro. Nel 2030, i lavori ripetitivi, tipicamente i lavori di intermediazione, scompariranno con la penetrazione della digitalizzazione: venditori, agenti immobiliari, contabili, ispettori solo per citare alcuni esempi son destinati all’estinzione.
Altre categorie soffriranno in misura minore della diminuzione massiva di posti di lavoro, il cui tipico esempio sono i tassisti e gli autisti. Alcune professioni e ruoli rimarranno intoccate ed anzi tendenzialmente rileveranno un aumento dei posti di lavoro: quelle caratterizzate da contenuti di creatività ed allo stesso tempo di sensibilità. Tutto il resto sarà soppiantato dall’efficienza dell’intelligenza artificiale e della robotica. Siamo ben consci di questa tendenza e la stiamo seguendo molto da vicino: il problema più rilevante è nella velocità con cui la digitalizzazione sta penetrando nella società: velocità purtroppo non compatibile con la lentezza degli adempimenti burocratici e con la scarsità dei finanziamenti statali per l’università. Ecco quindi perché Trieste è la città della Scienza. Il posto ideale per affrontare le grandi sfide del futuro. Trieste c’è, le sue infrastrutture ci sono. Ma ci sono anche le donne e gli uomini che danno vita e sensibilità a questi elementi. —
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