L’Unione italiana si divide sullo Statuto
BUIE. Doveva essere una sorta “notte dei lunghi coltelli”, ma concretamente non si è arrivati al “sangue”, anche se la spaccatura che da tempo si respirava all’interno dell’Unione Italiana è venuta allo scoperto e si è palesata nel corso dell’Assemblea di Buie d’Istria. Da lunedì sera, infatti, l’UI è spezzata in due, da una parte i cosiddetti “senatori”, la storica classe dirigente dei Maurizio Tremul e dei Furio Radin (attuale vicepresidente del Parlamento della Croazia) che ha traghettato la nostra minoranza attraverso lo disfacimento della ex Jugoslavia riuscendo a conservare l’unitarietà della stessa seppur rimasta divisa tra Slovenia e Croazia; dall’altra il gruppo capitanato da Fabrizio Radin (tra l’altro il fratello di Furio) e costituito dal gruppo che emblematicamente prende il nome di “La svolta” cui aderiscono le Comunità di Rovigno, Fiume e Torre, e cinque consiglieri di Pola.
All’Assemblea di Buie quest’ultimo gruppo poteva contare su 18 consiglieri sui 49 presenti, i quali, dopo che i loro emendamenti di modifica dello Statuto erano stati bocciati, hanno lasciato l’aula facendo così mancare il numero legale per l’approvazione del bilancio consuntivo 2017, documento che entro il 28 febbraio dovrebbe essere consegnato all’autorità giudiziaria della Croazia, pena una sanzione. Ma, vista l’aria che tira, difficilmente ciò potrà accadere e sarà la prima volta negli ultimi vent’anni a memoria di cronista. La modifica allo statuto presentata dall’attuale gruppo di opposizione prevedono, tra l’altro, il ritorno all’elezione dei massimi dirigenti dell’UI in sede assembleare, eliminando l’elezione diretta introdotta otto anni or sono, l’accorpamento del ruolo di presidente dell’Unione Italiana a quello del presidente dell’Assemblea (attualmente ricoperta da Tamara Brussich che sposa la linea di Fabrizio Radin). Una mossa decisamente “contra personam”, ossia contro l’attuale presidente della Giunta esecutiva dell’Ui, Maurizio Tremul che potrebbe candidarsi alla presidenza dell’Unione alle prossime elezioni di maggio.
Mossa che è stata confermata lunedì sera dallo stesso Fabrizio Radin il quale ha affermato che proprio Tremul è «da troppi anni nella stanza dei bottoni e tutt’altro che democratico nell’esercitare le sue funzioni». Emendamenti bocciati e opposizione che esce dall’aula facendo mancare il numero legale, lavori bloccati, il bilancio consuntivo non viene approvato così come il piano finanziario e il programma di lavoro, indispensabili questi ultimi due per la firma della convenzione per i finanziamenti da parte della Farnesina.
Ma non solo di Statuto si è parlato lunedì sera a Buie. Alla ribalta anche i finanziamenti che la Regione Friuli Venezia Giulia in base alla legge 16/14 assegna tramite concorso per progetti e programmi alla nostra minoranza, che da due anni però non vengono più versati sul conto dell’Unione Italiana, ma direttamente alle Comunità che presentano i progetti. Il dito nella piaga lo ha messo a tale proposito il vicepresidente dell’Assemblea Paolo Demarin. «È da dicembre che non riusciamo a definire il piano finanziario per il 2018 causa le divergenze sui fondi» che il Fvg eroga. «Legge - ha puntualizzato Demarin - che però viene interpretata in maniera particolare dall’Università popolare di Trieste (UpT) in modo da togliere di mezzo l’UI per privilegiare le singole Comunità». Sullo stesso piano anche l’intervento del presidente dell’UI Furio Radin il quale ha apertamente accusato l’Upt (ufficialmente l’ente erogatore dei fondi alla minoranza italiana in Slovenia e e Croazia) di voler privilegiare le Comunità a scapito dell’UI, ricordando altresì che proprio l’UI è l’interlocutore diretto degli enti finanziatori, riconosciuto peraltro da trattati internazionali.
(ha collaborato p.r.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo