L’Unione europea accoglie Erdogan: «Riavviare il dialogo sui migranti»
ISTANBUL. «Riavviare il dialogo». Dopo dieci giorni di caos alla frontiera tra Turchia e Grecia, scatenato dalla decisione di Ankara di «aprire le porte» ai migranti, è questa la parola d'ordine dell'Ue che torna ad accogliere Recep Tayyip Erdogan. A Bruxelles il leader turco ha incontrato ieri i presidenti della Commissione, Ursula von der Leyen, e del Consiglio europeo Charles Michel, che la scorsa settimana si erano già recati sulle due sponde del confine al centro dello scontro per rassicurare Atene e cercare una via d'uscita con Ankara. La richiesta che Erdogan presenta ai 27 è chiara: rinegoziare l'accordo sui migranti siglato 4 anni fa. Ankara non vuole più solo un'accelerazione nel trasferimento dei sei miliardi di euro di aiuti per l'accoglienza dei 3,6 milioni di rifugiati siriani in Turchia, ma risorse aggiuntive e soprattutto il sostegno europeo al suo piano per creare una zona cuscinetto nel nord della Siria in cui riportare almeno un parte dei profughi.
«Ci aspettiamo che i nostri alleati mostrino solidarietà nei confronti della Turchia senza discriminazioni o condizioni politiche ed è importante che questo sostegno arrivi senza ulteriori ritardi», ha detto Erdogan nella conferenza stampa con il segretario generale Nato Jens Stoltenberg. «La Turchia è un alleato importante e valido che contribuisce alla nostra condivisa sicurezza in molti modi», ha detto Stoltenberg spiegando di aver discusso della Siria col leader turco. E, sul nodo profughi, ha detto che «la questione dei rifugiati è una sfida comune che necessita di soluzioni comuni». «Abbiamo opinioni diverse su diversi temi e per questo è importante avere un dialogo aperto e franco, per vedere se è possibile superare i diversi problemi», così Michel. «Per noi è importante attuare l'accordo Ue-Turchia sui migranti», ha aggiunto il presidente del Consiglio Ue: il confronto riguarda anche la «sicurezza» e la «situazione regionale, in particolare la Siria».
La distanza da colmare non è poca. Von der Leyen ha sottolineato che è solo un primo incontro, cui seguiranno «significative discussioni nei prossimi giorni» e settimane». Anche perché a oggi Bruxelles non pare pronta a offrire massicce risorse, dopo che nei giorni scorsi si era parlato di 500 milioni di euro di possibili aiuti. Un nuovo accordo richiederebbe poi l'unanimità, mentre Cipro denuncia aggressioni alla sua sovranità con le trivellazioni turche nel Mediterraneo orientale.
Mentre Erdogan è giunto in Belgio, la cancelliera tedesca Angela Merkel - grande stratega dell'accordo del 2016 - ha continuato a tessere la sua tela ricevendo a Berlino il premier di Atene Kyriakos Mitsotakis, dopo che la Germania ha detto di voler creare una coalizione di Paesi europei «volontari» che si facciano carico di un massimo di 1.500 bambini migranti oggi bloccati in Grecia. Un primo passo per alleggerire il fardello di Atene, dopo la promessa dell'Unione di 700 milioni di euro per la gestione della crisi al confine con la Turchia. Ma anche un segnale di unità di fronte alla provocazione lanciata da Erdogan, che domenica ha invitato il governo greco ad «aprire le porte e fare andare i migranti anche negli altri paesi Ue».
Al confine la situazione resta tesa, con migliaia di persone accalcate. La Turchia lancia ancora accuse di violenze sui migranti alla polizia greca. Il flusso di persone verso la frontiera sembra però essere stato arrestato dalle stesse autorità turche. Nel fine settimana, Erdogan ha anche chiesto ai guardacoste di evitare nuove partenze verso le isole greche dell'Egeo, dopo 1.700 sbarchi in una settimana. Nella missione in Belgio c'è stato anche un faccia a faccia con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che definisce Ankara un «alleato importante e valido». A pochi giorni dalla tregua a Idlib concordata con Vladimir Putin, il presidente turco è tornato a chiedere in Siria un «sostegno concreto da parte di tutti i nostri alleati», «senza ulteriori ritardi» e «senza condizioni politiche». —
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