Lungo la rotta balcanica arrivi in crescita del 107%

TRIESTE. Gli arrivi via “Mare Nostrum” aumentano la conta dei migranti in regione per pochi giorni, poche ore. Gli ultimi cento rifugiati dirottati a Piancavallo e Prosecco, eritrei e somali, sono scappati in fretta, come già altri in passato. Se ne vanno quasi tutti in Germania e nel Nord Europa. Quelli che invece molte volte si fermano sono i profughi via terra. Afghani, pakistani, irakeni, curdi. Sono la maggior parte dei 1.800 richiedenti asilo ospitati dai Comuni del Fvg. Arrivano dunque dal Medio Oriente. Lungo quella rotta balcanica che nei primi due mesi dell’anno ha visto più che raddoppiati i transiti. Saliti del 107%, a gennaio e febbraio scorsi, rispetto allo stesso periodo 2014. Il dato è di Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Ue, e fornisce una chiave di lettura di una situazione che si riflette anche sul Fvg. Sebbene non si possano ovviamente conoscere i numeri esatti.
Dalle cifre di Frontex, come illustra Gianfranco Schiavone, presidente dell’Ics-Consorzio italiano di solidarietà, dal Medio Oriente nei primi due mesi dell’anno sono giunte nella Ue - via Turchia e poi rotta balcanica - il 107% di persone in più rispetto allo stesso periodo 2014. Un aumento (ma è +162% per gli ingressi via Bulgaria), molto più importante di quello degli arrivi via mare: dalle coste dell’Africa nord-orientale sono salpati il 42% in più di migranti. Ma tornando agli arrivi via terra, «tutto il 2014 - dice Schiavone - ha visto una costante crescita di arrivi nella Ue, con aumenti forti di ingressi di stranieri provenienti da zone di conflitto».
La mappa degli arrivi non è semplice da disegnare, ma alcune tendenze, dice Schiavone, sono consolidate. E Trieste, zona di accoglienza di arrivi via terra e via mare, le riassume in modo significativo. Le fughe ripetute di persone assegnate alla regione dopo gli sbarchi a Sud hanno spiegazioni diverse: «Scappano da situazioni di persecuzione, ma non manca un progetto migratorio specifico con l’intenzione di arrivare da qualche parte». Qualche parte che non è l’Italia, ma Germania, Inghilterra, Scandinavia. Motivazioni? «Legami familiari, anche nel senso della famiglia allargata, vincoli di comunità o nuove prospettive di vita», spiega Schiavone precisando che in alcune parti d’Europa la tradizione dell’asilo è pluridecennale ed è in quei territori che i numeri sono realmente significativi, «contrariamente a quanto si sostiene oggi che l’Italia viene toccata dal fenomeno». E dunque, «se pure da noi esistono comunità, per esempio di somali, non sorprende che quel popolo si diriga anche altrove». Fughe nel rispetto della legge? La domanda d’asilo andrebbe formalizzata lì dove si viene identificati. Se non si procede può essere emesso un decreto d’allontanamento che vale per tutta l’area Schengen. Ma, spiega Schiavone, «la giurisprudenza ha chiarito che il decreto non può interessare persone impossibilitate a rientrare nel paese d’origine per evidenti questioni di sicurezza». Le fughe insomma sono all’ordine del giorno. E abbassano la pressione sul territorio. Non venissero consentite, le domande d’asilo sarebbero assai superiori.
Ad andarsene in fretta dal Fvg sono anche alcuni rifugiati che si presentano ai confini della regione via terra, ma sono in misura inferiore. La rotta balcanica è attraversata da afghani, pakistani, irakeni, curdi. «Siria a parte, il primo paese di esodo del mondo, in tutta Europa gli afghani sommano il maggior numero di domande di asilo. Trieste presenta una tipologia di presenze allineate più a quelle del centro Europa che dell’Italia peninsulare», e la situazione si inquadra nei cambiamenti di arrivi dei rifugiati che stanno interessando l’intera Europa centrorientale. Cambiamenti e aumenti delineati dai dati Frontex relativi al quarto trimestre 2014 nel confronto con lo stesso periodo 2013: quanto ad arrivi nell’Ue via terra, i migranti dalla Siria - primo paese di origine per numeri dopo il Kosovo, paese con «dinamiche peculiari di spinta all’emigrazione», annota Schiavone - sono passati da 3.902 a 5.169; quelli dall’Afghanistan da 2713 a 4.840; dall’Iraq, sono fuggiti in 526 contro gli 86 del quarto trimestre del 2013. Diversamente dai salvataggi in mare e dai conseguenti contingentamenti, i transiti spontanei via terra, che coprono oltre l’80% del totale delle 1.800 presenze in regione, sono continui: una dozzina di persone alla settimana sul confine triestino. Perché arrivano qui? «O lo volevano sin dall’inizio o si trovano davanti a una condizione di protezione che li soddisfa». Quella condizione che non hanno trovato, per motivi diversi, in Grecia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Croazia, altri paesi che, per il regolamento di Dublino, dovrebbero essere competenti sulle domande d’asilo.
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