Lungo i corsi Italia e Verdi tra i fantasmi degli anni d’oro

Gorizia al tempo del commercio in questo virtuale viaggio a ritroso nel tempo tra i negozi dei corsi Italia e Verdi. Il periodo preso in esame è compreso a spanne dalla fine degli anni Cinquanta a...
Di Roberto Covaz

Gorizia al tempo del commercio in questo virtuale viaggio a ritroso nel tempo tra i negozi dei corsi Italia e Verdi. Il periodo preso in esame è compreso a spanne dalla fine degli anni Cinquanta a metà degli anni Settanta. Oggi lungo i corsi, il cuore di quello che resta del commercio goriziano, i negozi chiusi stanno per superare quelli ancora attivi. Non è colpa di nessuno; la crisi monda tutte le altre responsabilità. Evviva la crisi.

Dunque, partiamo dall’incrocio tra le vie 9 Agosto e viale 24 Maggio con corso Italia. Lato sinistro: bar Tomadin, barbiere, agenzia Appiani, spaccio Perugina, sport Vuga, dolci Unica, porcellane Koren, fioreria Reichmann, drogheria, (in seguito ingresso cinema Corso) farmacia, alimentari Vendramin, banca Commerciale. Dopo via Nizza: bar Fait (al primo piano la sartoria Armellini con il canarino Pepetto). Dopo via Diaz (prima della costruzione della Cassa di risparmio): bar Inneco (accanto la storica trattoria ai Vetturali con deposito calessi), radio Vincenzi, macelleria, mode Mugherli, alimentari Verzegnassi, confezioni Pitassi, bar De Nicolo, calzature Alpina, calzature Franco, cinema Centrale, la Necchi di Ciuk, spaccio americano, vendita Singer. Dopo i giardini: salone Gremese, abbigliamento Massi, mercato, macelleria Makuz, pasticerria Carovilla, tabacchino, bar.

Lato destro: Caffé Garibaldi (si estendeva all’attuale banca e al negozio di arredi). Dopo via Cascino: abbigliamento Primas, bar Tricorno, fotografo, teatro e Caffè Teatro. Dopo via Garibaldi: calzature e calzificio Ussai, la Standa. Dopo via Contavalle: Banca del Friuli, elettricità Mizzon, confezioni Beltrame, agenzia 1 Cassa risparmio di Gorizia (non c’è più nemmeno quella...), fioreria, confezioni Moncaro, bigiotteria Collini, mercerie Furlani e Miseri. Dopo via Crispi: bar, ottica Donati, tessuti Martellani, borsetteria Bisiach, Olivetti, negozio di cioccolato, cinema Moderno, palazzo Ras, profumi Temil, bar Bensa, calzature Peteani (ora c’è la Leg), confezioni Larise, giocattoli Zaccarelli, valigeria Pellizzon, libreria Paternolli, panetteria, Cooperative operaie, drogheria Geromet. Eventuali errori sono dello scrivente e non della straordinaria memoria storica custodita da Emilio Danelon.

Gorizia in quel periodo ha sfiorato i quarantamila residenti. C’erano almeno cinquemila militari e il confine era un’opportunità. La commesse della Standa erano le ragazze più ambite dai soldatini in libera uscita. Ora che siamo in crisi dobbiamo accontentarci dei ricordi, a quanto pare. E la memoria potrebbe pure diventare un business se qualcuno si decidesse a scegliere che cosa ricordare della magnifica storia goriziana. Perché anche in questo caso non è semplice mettersi d’accordo.

Intanto, solidarietà ai commercianti che pagano sì la crisi ma anche colpe dei loro predecessori. Sembra un secolo e invece sono appena sei anni quando un gruppo di commesse si coalizzò contro le aperture domenicali: «Dobbiamo pur andare a messa», protestarono. Amen.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo