L’Ungheria vuole rispedire in Serbia 17mila rifugiati
ZAGABRIA. L'Ungheria sta per rispedire in Serbia 17mila rifugiati entrati illegalmente sul suo territorio. Secondo quanto riportato dalla radio serba B92, il governo di Budapest ha messo a punto un piano per rimandare indietro in territorio serbo tutti i profughi e migranti arrivati nei mesi scorsi. L'operazione, che secondo B92 è già iniziata con l'arrivo di 190 persone in Serbia mercoledì notte, si farà "in piccoli gruppi" e con l'aiuto di "varchi improvvisati nel muro ungherese", piuttosto che tramite il valico ufficiale di Horgos.
Budapest ha insomma l'intenzione di rispedire le persone "di notte" e in diversi punti "lungo la barriera", essendo un respingimento di massa illegale per quelle persone che intendono fare domanda di asilo sul suolo ungherese. Secondo la radiotelevisione serba, inoltre, le autorità di Budapest hanno dispiegato sul confine 6mila poliziotti supplementari per impedire l'ingresso di migranti privi di documenti, portando il numero di agenti e poliziotti impiegati nell'area a oltre 10mila.
Dopo che la settimana scorsa la Croazia ha temporaneamente chiuso il valico di Batina con la Serbia, costruendo per 24 ore una barriera a chiusura del ponte sul Danubio, la tensione è ora di ritorno sulla "rotta dei Balcani", che nonostante la chiusura ufficiale nel febbraio scorso continua ad essere attraversata da centinaia di persone ogni giorno. Alla frontiera tra Serbia e Ungheria, dove il "muro di Orban" taglia in due la campagna della Voivodina dal settembre scorso, la situazione potrebbe dunque peggiorare rapidamente. Il governo di Budapest ha annunciato questa settimana che, dall'inizio del 2016, 17.062 migranti e rifugiati sono entrati in Ungheria attraversando proprio la rete metallica di oltre 170 km e, di conseguenza, le autorità ungheresi intendono ora riportare in Serbia tutte le persone entrate illegalmente nel paese ed individuate a meno di 8 km dalla frontiera meridionale.
Lì, sul lato sud del muro, aspetteranno per fare la propria domanda di asilo. Sono queste le nuove normative ungheresi in materia di controllo delle frontiere, entrate in vigore martedì e subito condannate dalle Nazioni unite e dal comitato Helsinki per i diritti dell'uomo come "inumane".
Ciò che preoccupa gli osservatori internazionali è proprio il potere dato alla polizia di riaccompagnare i nuovi arrivati nella terra di nessuno. «La legge lascia troppo spazio all'interpretazione», ha dichiarato in un comunicato l'Ufficio dell'Alto rappresentante dell'Onu per i diritti umani (Ohchr), che teme che il risultato sul medio termine sia «un mancato rispetto dei diritti umani dei migranti e una violazione del diritto internazionale, tramite delle espulsioni forzate senza alcuna procedura legale».
Nello stesso comunicato, l'Ohchr cita con preoccupazione quanto dichiarato dal vice-commissario nazionale della polizia ungherese, János Balogh, secondo il quale la polizia ungherese ha gli stessi obiettivi della nazionale di calcio all'Euro 2016 ovvero "tenere il nemico il più lontano possibile dalla nostra porta". Con l'entrata in vigore di queste nuove misure, la paventata espulsione di 17mila persone e l'annunciato referendum sulle quote di richiedenti asilo volute dall'Ue (previsto per il 2 ottobre), l'Ungheria sta mettendo in stato di allerta non soltanto i difensori dei diritti umani, ma anche i confinanti e le istituzioni europee.
Le nuove regole di Budapest avranno degli "effetti incerti" al confine serbo-ungherese, dove ci sono già centinaia di profughi - perlopiù siriani, afghani, iracheni, pachistani - accampati e in attesa di passare legalmente in Ungheria. Quotidianamente, il numero di persone che transitano attraverso la Serbia per raggiungere l'Europa varia tra le 300 e le 500, percorrendo (dopo la chiusura della rotta balcanica) una via più pericolosa e più cara di quella dell'estate scorsa. Secondo la polizia serba, i trafficanti chiedono 1.200 euro a persona per attraversare l'Ungheria e passare dalla Serbia all'Austria.
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