L’Ungheria taglia il gas per l’Ucraina

Kiev denuncia con durezza il «ricatto energetico» sospettando che Orban abbia agito su imbeccata del Cremlino
Un operaio ungherese lavora a una valvola di una centrale a gas della Mol
Un operaio ungherese lavora a una valvola di una centrale a gas della Mol

Una decisione tecnica, dettata dall’arrivo dell’inverno e dalla volontà di aumentare le proprie riserve di gas, magari in vista di una nuova crisi energetica provocata dal conflitto russo-ucraino.

Oppure una mossa per punire Kiev, su suggerimento di Mosca. È mistero sulle reali ragioni che giovedì sera hanno spinto l’Ungheria a interrompere le forniture di gas all’Ucraina, o meglio il “flusso inverso” di metano russo, acquistato dagli ungheresi e spedito poi all’indietro verso Kiev, scambio fortemente sostenuto da Bruxelles ma mal visto dal Cremlino. Interruzione che è stata confermata ieri da Naftogaz, gigante ucraino dell’energia, che ha specificato che l’omologo magiaro Fgsz ha chiuso a sorpresa i rubinetti. La sospensione delle forniture attraverso il gasdotto Fratellanza, è «temporanea» e valida «fino a nuovo avviso», ha specificato invece una laconica nota di Fgsz, in cui si legge anche che la decisione sarebbe stata determinata dall’aumento della domanda di gas in Ungheria e dalla duplice volontà di Budapest di «preservare la stabilità» del sistema di distribuzione e di arricchire le proprie riserve di gas. I depositi magiari al momento sono riempiti al 60% della loro disponibilità, ha informato gli ascoltatori il premier ungherese Orban durante il suo consueto intervento del venerdì a Radio Kossuth, aggiungendo poi che la volontà del governo magiaro è quella di fare salire quel livello in breve tempo, proprio grazie a Gazprom. Questo perché «l’Ungheria non può accettare, a causa del conflitto russo-ucraino, di non poter avere accesso alle necessarie forniture di energia», la chiosa di Orban. Da parte sua, l’Ue ha ammesso per bocca del commissario all’Energia Oettinger che Bruxelles deve «tenere conto del fatto che i Paesi membri» vogliono «colmare al massimo le loro riserve» di gas. Niente di grave, scelte di politica energetica interna.

Ma Kiev non sembra pensarla così e i sospetti che Budapest si sia mossa su sollecitazione di Mosca per metterla all’angolo sono forti. Forti e corroborati dal fatto che l’Ungheria ha rapporti economici sempre più stretti con la Russia, come dimostra ad esempio l’accordo da dieci miliardi di euro per la modernizzazione della centrale atomica di Paks, con fondi russi.

Da qui le dure parole di Naftogaz, che ha accusato l’Ungheria di aver deciso la misura, punitiva, dopo un vertice tra il Ceo di Gazprom, Miller e il premier Orban e «a poche ore dal trilaterale tra Ucraina, Russia e Ue in agenda a Berlino». Naftogaz che si è detta «profondamente dispiaciuta» per la decisione della controparte magiara e ha parlato di chiare «violazioni contrattuali» da parte di Budapest e di provvedimenti «che vanno contro i principi del mercato unico dell’energia nell’Ue». Infine, la stoccata. Sui Paesi dell’Unione europea e sull’Ucraina «non dovrebbero essere fatte pressioni» del genere. Pressioni attraverso «ricatti energetici».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo