L’Ungheria si blinda con nuove barriere e altro filo spinato anti-migranti

Budapest innalza di un metro il muro al confine con la Serbia

e ne crea uno ulteriore in aree fino a oggi non protette

Stefano Giantin

BUDAPEST C’è un Paese, la Slovenia “orfana” di Janez Janša, che ha promesso e già ha iniziato a rimuovere la controversa barriera metallica anti-migranti alla frontiera con la Croazia. E un altro, l’Ungheria di Viktor Orban, che invece raddoppia. Il raddoppio riguarda l’imponente “muro” di pali, cancellate metalliche, telecamere e altoparlanti, filo spinato e torrette di guardia che Budapest ha eretto nel 2015, all’apice della crisi migratoria, alla frontiera meridionale con la Serbia, per fermare migliaia di disperati in fuga da guerre e fame, diretti nell’Europa più ricca.

I tempi sono cambiati, i flussi si sono ridotti ma nuove ondate di profughi e migranti sarebbero già in viaggio. È questa la paura dell’esecutivo magiaro, sotto pressione della piazza per le misure d’austerità e gli aumenti delle tasse. L’esecutivo teme che nuovi conflitti, come quello in Ucraina, e la crisi alimentare provochino altre ondate migratorie verso l’Ungheria. Da qui la decisione, contenuta in un decreto approvato in questi giorni, di innalzare di un metro l’intero muro anti-migranti al confine con la Serbia, ma anche di crearne uno nuovo, seppur temporaneo, in aree finora non protette dalla barriera, come il triangolo confinario tra Ungheria, Serbia e Croazia, nell’area del parco naturale del Danubio e della Drava, ha riassunto l’agenzia di stampa tedesca Dpa.

Le mosse ungheresi sarebbero la logica conseguenza di un quadro in via di peggioramento. Lo hanno suggerito i dati forniti ieri da Belgrado, che ha parlato di tremila profughi che bivaccano nei pressi del confine serbo-ungherese e di mille che ogni giorno arrivano in Serbia. Lo confermano pure le parole del ministro degli Esteri magiaro, Peter Szijjarto, vicinissimo a Orban, che ha parlato in questi giorni di «più di 120mila migranti illegali» fermati dalle forze dell’ordine di Budapest dall’inizio dell’anno, quasi tre volte in più rispetto al 2021. Da qui le paure di Budapest, che si sente «sotto assedio» sulla frontiera meridionale, ha ammesso il ministro.

Ma ci sarebbe di più. Secondo Szijjarto, sarebbe infatti cambiato il “comportamento” dei migranti rispetto al passato. Oggi «si armano e non hanno timore a usare quelle armi», ha sostenuto. Si tratta probabilmente di un riferimento all’incidente registrato nei pressi di Subotica, in Serbia, a inizio luglio, quando in uno scontro tra migranti erano state usate armi da fuoco, con il bilancio di un morto e svariati feriti. Secondo i media serbi si sarebbe trattato di una sorta di faida tra diversi gruppi di stranieri, coinvolti nel traffico illegale di migranti e profughi da una parte all’altra della frontiera. A corroborare i timori di Budapest, un’operazione di un team creato ad hoc dalla polizia serba, che la settimana scorsa ha portato all’arresto di 40 migranti - sempre a Subotica - e al sequestro di tre fucili automatici, un fucile, quattro pistole, coltelli e munizioni.

La lettura di Szijjarto appare condivisa da Orban. Alla frontiera meridionale si assiste a «un aumento dei flussi e del livello di aggressività» degli irregolari, ha detto il premier populista alla radio pubblica magiara. E per far fronte al fenomeno sarà pure creato un corpo di 2.000 nuovi «cacciatori» della frontiera, da assumere per tre anni e affiancare alle forze dell’ordine, per monitorare il confine, mentre i militari «saranno inviati in addestramento, perché c’è una guerra» nella vicina Ucraina, mentre la Rotta balcanica è sempre più trafficata, come ha confermato anche Frontex. E quella rotta, ha ricordato Orban, «finisce lungo la barriera ungherese». Ma a breve sarà sempre più difficile valicarla.

Argomenti:balcani

Riproduzione riservata © Il Piccolo