L’ultimo direttivo della tesoriera che difese strenuamente i conti

Fra gli atti annullati dall’assemblea dei soci spuntano anche quelli del 20 gennaio dove la donna, poi deceduta, tranquillizzò il direttivo assieme al presidente Lorenzon
Bonaventura Monfalcone-17.02.2019 Riunione soci-Società Canottieri Timavo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-17.02.2019 Riunione soci-Società Canottieri Timavo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura



Game over per il direttivo della Canottieri Timavo, giunto dimissionario all’assemblea straordinaria di domenica al Kinemax. Ma anche tabula rasa su una serie di atti deliberati in un’assemblea in particolare, quella del 20 gennaio scorso, che approvò il bilancio senza il giudizio dei revisori dei conti (rimasto sospeso) e su cui ora inevitabilmente si accendono i riflettori. Non solo per le cifre, visto che in realtà il direttivo sarebbe venuto a conoscenza appena 10 giorni dopo dell’ammanco di 290 mila euro dalle casse sociali e il resto dei tesserati – formalmente – appena l’altro ieri, ma anche per le dichiarazioni lì rese dall’ormai ex presidente Lorenzo Lorenzon. E rimbalzate domenica alla platea di 200 votanti del Kinemax attraverso la lettura di un documento svolta da un socio e sottoscritta da altri tesserati la sera prima al San Michele, in cui si è riferito lo stralcio del verbale di quella riunione, ora a disposizione in segreteria.

Una seduta fiume di oltre sei ore, l’assemblea ordinaria del 20 gennaio, senz’altro dibattuta. L’ultima in cui apparve la tesoriera Cinzia Cantarutti – già indicata da Lorenzon quale presunta «responsabile della sottrazione di fondi» (ma sul punto sarà la magistratura a fare chiarezza) – che in quella sede spiegò il bilancio senza incorrere in particolari rilievi, dati gli esiti, a testimonianza della fiducia di cui godeva nella società. Cinque giorni dopo, il suo decesso. E, a una settimana ancora di distanza, la denuncia alla caserma di via Boito di Lorenzon, accompagnato dall’avvocato del sodalizio Lorenzo Presot. L’ex presidente era venuto a sapere di alcune fatture non conformi l’8 marzo 2018. Non aveva subito segnalato i fatti perché «la tesoriera mi ha detto che avrebbe compiuto un gesto estremo se l’avessi denunciata», come spiegato domenica.

Questo, dunque, il testo letto al Kinemax e attribuito a Lorenzon nella seduta del 20 gennaio: «Ricollegandomi a quanto detto all’inizio della mia relazione morale e soprattutto per dipanare quelle infondatezze che qualcuno vuole creare attorno a questo consiglio direttivo, ribadisco che la gestione di questo consiglio e di quelli precedenti è sempre stata precisa e trasparente, pronta a chiarire qualsiasi dubbio. In società stanno infatti girando informazioni false, fuorvianti e sobillatrici, prospettando debiti scaricati con superficialità sulle spalle dei soci, ingenti somme scomparse o di essere addirittura indebitati. Queste voci hanno l’unico scopo di delegittimare il comportamento della maggioranza di questo consiglio direttivo e sono totalmente infondate». Dunque quanto il 20 gennaio sarebbe stato definito «totalmente infondato», il 30 appariva nella sua cruda realtà: dal febbraio 2013 al marzo 2018, secondo quanto riferito dallo stesso Lorenzon ai finanzieri che hanno avviato le indagini dopo la sua denuncia, si sono volatilizzati circa 290 mila euro.

Sul punto letto Lorenzon, che comunque ci tiene «a ringraziare tutto il direttivo in carica da sei anni per la crescita ottenuta dalla Canottieri» e rimarca «l’importanza di affrontare ora la questione sportiva, per mandare avanti l’attività», preferisce non commentare, ribadendo che c’è un’attività investigativa in corso.

È chiaro che in quel momento l’uomo s’era trovato a un bivio. Da un lato, come riferito ieri, si era impegnato con la donna a tacere fino a quell’assemblea, dopodiché – sempre la versione di Lorenzon – si sarebbe fatto avanti con la segnalazione alle Fiamme gialle, ma dall’altro di fronte a certe «voci» si richiedevano risposte. Fonti vicine all’ex presidenza spiegano che a qualche socio, esaminando dei dati, doveva evidentemente esser saltata la mosca al naso. Era così circolata nei corridoi la notizia, non veritiera, che non c’era più liquidità per restituire le cauzioni degli ormeggi. E per questo, nello stralcio di relazione, Lorenzon aveva così argomentato.

Rilette, quelle parole hanno destato impressione in platea. Ma non fino al punto di votare, poi, la sospensione dell’ex presidente: sono mancati i numeri. Da statuto servivano i due terzi dell’assemblea. –





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