L’ultimo caduto del fronte trova posto a Redipuglia

FOGLIANO REDIPUGLIA. Una cosa è vivere, un’altra morire. E se l’esistenza di un soldato non è mai una passeggiata, s’immagina che almeno nel riposo eterno possa ottenere il tributo di una tomba, una dignitosa sepoltura. O perlomeno di una croce in legno, con inciso il proprio nome e cognome. Neppure questa consolazione ha avuto invece il soldato Ferdinand Edlinger, nato a Linz il 26 novembre del 1894 e ucciso a 23 anni nella sottostazione di Borgo Dodon, oggi Borgo Malborghetto, vicino a Villa Vicentina.
La sua sventura? Morire nel corso di un’azione di penetrazione del Regio esercito italiano il 3 novembre del 1918, durante una tregua e a poche ore dall’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti. Oggi, dopo vicissitudini dilatatesi nel tempo, il soldato Edlinger potrà finalmente essere sepolto assieme ai suoi compagni d’arma nel Cimitero austroungarico di Redipuglia. Troverà la dovuta pace. Alle 11 ci sarà una cerimonia ufficiale, davanti al console onorario d’Austria a Trieste, Sabrina Strolego, Otto Jaus della Croce nera di Vienna, il sindaco Antonio Calligaris, il direttore del Sacrario Norbert Zorzitto, una delegazione prefettizia e diversi sodalizi locali.
Alcuni ritengono Ferdinand Edlinger l’ultimo caduto del fronte dell’Isonzo. E stamattina Jaus, presidente dell’Osk (Österreichisches Schwarzes Kreuz- Croce nera austriaca), racconterà finalmente la sua storia, collocandolo nel giusto reparto e soprattutto contesto.
Ferito a morte il 3 novembre, il soldato austroungarico lì per lì fu seppellito provvisoriamente in luogo non distante dal campo di battaglia. A guerra finita da un pezzo i suoi poveri resti vennero traslati nel cimitero civile di Villa Vicentina, ma l’epigrafe posta sulla lapide (“Fernando Edlinger musicista nato a Ebensee”) non raccontò la giusta storia. L’iscrizione sarebbe stata compiuta durante il periodo fascista, per non riconoscere che il morto fu un soldato austroungarico.
A Edlinger era stato richiesto di presidiare la sottostazione di Borgo Dodon. E lo fece fino alla fine, da buon soldato. Ma un destino amaro non volle riconoscergli coraggio e dedizione alla causa, facendolo passare per musicista anziché militare. Così la sua vicenda rimase nell’oblio per parecchio tempo.
Poi, nel 2000, il Comune di Villa Vicentina si è deciso a riordinare il campo santo, riesumando i poveri resti di Edlinger e spedendoli al tempio di Cargnacco, vicino a Udine. È in quel momento che inizia la corrispondenza fra la direzione del Sacrario militare di Fogliano Redipuglia, il Commissariato generale onoranze Caduti in guerra e la Croce nera austriaca di Vienna, che comunica di essere d’accordo che i resti mortali siano trasferiti al Cimitero austroungarico, il 25 marzo 2002.
Il successore del direttore del Sacrario avvia le ricerche di una data di nascita e di una di morte di questo sfortunato soldato e un nome e cognome certi per dare luogo alla sua sepoltura definitiva e soprattutto dignitosa. Si arriva ai giorni nostri. E novantotto anni dopo il ferimento mortale il militare austroungarico Edlinger potrà finalmente riposare in pace. La tumulazione risulta a cura della Direzione del Sacrario di Redipuglia, con la collaborazione del Comune, dell’Associazione “Amici della Croce Nera Austriaca” (sarà infatti presente oggi anche il presidente Franco Stacul) e dei “Sentieri di Pace” (con Franco Visintin). Infine non mancheranno le associazioni d’Arma e la Pro Loco con Carlo Forte.
«È un’iniziativa molto importante - commenta il sindaco di Fogliano Redipuglia Calligaris - che questo soldato perduto torni tra i suoi compagni. E qui anche molto seguita. La popolazione locale, che parteciperà alla cerimonia, ha dimostrato molto interesse per le sorti di questa salma».
Vince, alla fine, la pietas cristiana. La lunga battaglia da morto di Ferdinand Edlinger è diventata una vittoria.
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