L’Ue striglia Lubiana, sfora Maastricht

Il premier Cerar corre ai ripari e prepara una nuova manovra per il 2015. Titoli di Stato per pagare il debito pubblico

TRIESTE. La manovra di aggiustamento della finanziaria 2015, resasi necessaria dopo l'avvertimento di Bruxelles della scorsa settimana alla Slovenia, è stata al vaglio dei deputati della coalizione del governo. I singoli provvedimenti non sono stati resi ancora noti, ma il premier Miro Cerar ha chiarito che per il prossimo anno il governo intende portare il deficit sotto il 3% del Pil. Il 2015 è per la Slovenia il termine ultimo di rientro entro i parametri di Maastricht. Le correzioni alla manovra 2015 dovrebbero perciò essere, secondo i media, pari a 715 milioni di euro, di cui 607 milioni di nuovi tagli e 108 milioni di nuove entrate. Il tetto del deficit dovrebbe così scendere al 2,8% del Pil.

Inoltre si è appreso che la Slovenia ha dato mandato alla Barclays Bank, a Credit Agricole, a Deutsche Bank e a J.P. Morgan per organizzare l’emissione di una nuova serie di obbligazioni a sette anni. L’annuncio è stato fatto dal ministero delle Finanze che non comunica però l’ammontare complessivo dell’emissione di debito pubblico. Il momento per collocarlo sul mercato dipenderà anche dalla situazione dei mercati finanziari internazionali. Prima della legge di stabilità per il 2015, però, il governo sloveno dovrà varare anche una “manovrina” di ribilanciamento dei conti per il 2014. Alla fine il rapporto tra debito pubblico e Pil sarà pari al 3,4%, ma salirà al 4,3% se si tiene conto anche della ricapitalizzazione delle banche.

Le misure che il governo pensa di adottare però sono ancora poco chiare. Si sa che saranno effettuati tagli di spesa nel budget dei singoli ministeri, che sarà attuato un aumento della tassazione sui ricavi dai titoli finanziari, crescerà l’accisa sullo zucchero e su alcune bevande alcoliche.

Ma quel che spaventa di più i sindacati è il paventato congelamento delle indennità previste per il settore pubblico che andrebbero a colpire principalmente i cosiddetto lavoratori in divisa, ossia poliziotti, doganieri, militari e vigili del fuoco.

Un poliziotto attualmente guadagna al netto delle imposte 906 euro al mese. Se non gli dovessero venir più corrisposte le provvigioni per il lavoro festivo e notturno perderebbe mensilmente qualcosa come 170 euro. Insomma precipiterebbe alla soglia della povertà. Il premier Miro Cerar, che ha già dovuto incassare la bocciatura da parte delle parti sociali sulla manovrina di aggiustamento di bilancio, invita i sindacati alla responsabilità, sostiene che il governo è pronto al dialogo ma che non tollererà un’opposizione precostituita e aprioristica. I sindacati, dal conto loro, sono altrettanto chiari: «Siamo arrivati fino al limite sotto il quale non è possibile andare», afferma Dušan Semoli›, presidente della Lega dei sindacati indipendenti della Slovenia. E accusano l’esecutivo di attuare vere e proprie pressioni psicologiche sui lavoratori.

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