L’Ue: sì a riaperture selettive dei confini. Ma Vienna frena sull’Italia

BRUXELLES. Ai tempi del Covid-19 le spiagge affollate saranno un ricordo, con i bagnanti costretti a indossare mascherine protettive e osservare distanze di sicurezza anche per la tintarella. Ma una boccata di ossigeno è possibile, o almeno l'Europa ci prova. È il senso delle nuove linee guida per il turismo e la libertà di movimento presentate ieri da Bruxelles, per un approccio coordinato verso una parvenza di normalità, anche nel tentativo di rimettere in piedi un settore che vale il 10% del Pil dell'Ue, circa 1.400 miliardi di euro. Un'iniziativa importante per l'Italia, che con i dati delle infezioni in calo guarda ai mesi caldi per la ripartenza del comparto, pari al 13% del suo Pil. Ma le prime avvisaglie che giungono dai Paesi confinanti destano qualche preoccupazione. Ieri sera il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa ha dichiarato: «Non accettiamo accordi bilaterali nell'Ue che possano creare percorsi turistici privilegiati. Ne ho parlato anche con Ursula von der Leyen, sarebbe la distruzione del mercato unico». E «il ministro Franceschini sta lavorando per scongiurare questa evenienza».
Secondo Bruxelles l'allentamento dei controlli alle frontiere dovrebbe avvenire «tra Paesi» ma anche «regioni» dell'Ue con «profili di rischio» bassi e «simili tra loro», oltre che sulla base di valutazioni che riguardano le misure precauzionali adottate (come il distanziamento sociale, l'interoperabilità delle app per il tracciamento) e la capacità dei sistemi sanitari di affrontare nuove situazioni di crisi. Una soluzione favorevole per l'Italia, che potrebbe dare l’ok ai territori ad alta vocazione turistica e con basse curve di infezioni per arrivi da tutte le altre aree dell'Ue con caratteristiche similari. Sempre che i 26 partner vogliano applicare le linee guida Ue con un approccio su base regionale.
Ed ecco i segnali di cui si diceva. Vienna, ha annunciato il ministro del Turismo austriaco Elisabeth Köstinger, riaprirà il confine con la Germania dal 15 giugno. Ma «in alcuni Paesi, come Italia e Spagna, sono ancora in vigore limitazioni agli spostamenti interni. Per questo la chiusura dei confini per i viaggiatori potrà durare di più». E così poi il cancelliere austriaco Sebastian Kurz: «Alla luce del numero dei contagi ancora molto elevati non vi è alcuna prospettiva di aprire presto i confini con l’Italia»; e «non siamo veggenti» quanto a tempi, ha risposto a una domanda dei cronisti. «Francia, Austria e Germania ritengono sia ancora troppo presto per aprire le frontiere con Italia e Spagna, Paesi molto colpiti dal coronavirus», dichiarava intanto da Berlino il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer. Dei 17 governi dell'area Schengen (su 26) che hanno ristabilito i controlli alle frontiere causa pandemia, Berlino, Vienna, Berna e Parigi sono tra i primi a voler tornare alla normalità, entro il 15 giugno.
Ma le quattro capitali, che si sono consultate per coordinarsi, ritengono appunto sia troppo presto per aprire a Italia e Spagna. Anche la ministra svizzera Karin Keller-Sutter ha detto che non ci sono orizzonti temporali per lo sblocco del confine con l'Italia. Che così, a oggi, resta appesa. Un tema che si lega con quello dei “corridoi turistici” ai quali sta lavorando da tempo la Croazia, soprattutto con Austria, Germania e Repubblica Ceca, e che rischiano di tagliare fuori l’Italia e nello specifico pure il Friuli Venezia Giulia. Anche la collaborazione che Parigi vorrebbe limitare al solo Regno Unito fa drizzare le antenne, anche perché in barba al principio di non discriminazione predicato da Bruxelles ed evidenziato come un successo dal Dipartimento italiano delle politiche dell'Ue.
Intanto le linee guida dettate da Bruxelles per consentire a hotel, bed&breakfast, ristoranti, spiagge, piscine e altre strutture ricettive di riprendere la loro attività prevedono il distanziamento fisico di 1.5-2 metri, l'uso di mascherine e protocolli precisi di pulizia e disinfezione, come il lavaggio a 90 gradi di lenzuola, asciugamani e tovaglie, e adeguata ventilazione meccanica o naturale degli interni. Intanto fa discutere una procedura di infrazione contro 12 Stati membri che hanno violato il diritto dei passeggeri al rimborso, privilegiando i voucher, dopo la cancellazione dei voli aerei. La sanzione, annunciata dalla vicepresidente dell'Esecutivo Ue Margrethe Vestager, è stata smentita dalla responsabile per i Trasporti, Adina Valean.—
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