L’Ue punta su Capodistria, addio al superporto

Lettera di Tondo a Matteoli. In bilico il progetto Unicredit per Trieste-Monfalcone

TRIESTE Il progetto del superporto Unicredit a Monfalcone e Trieste ha le ore contate. La Direzione generale per la mobilità e i trasporti della Commissione europea avrebbe di fatto già deciso di far terminare a Capodistria il Corridoio 23, il cosiddetto asse Baltico-Adriatico, aggirando di fatto i porti del Nordest italiano. Una scelta che priverebbe l'ipotesi del superporto in Friuli Venezia Giulia del suo presupposto essenziale: un'adeguata rete di infrastrutture per il trasporto delle merci verso l'Europa centrale e settentrionale.

La notizia era nell'aria da tempo, ma diversi segnali fanno pensare che ormai non si tratti più di una semplice voce. Proprio ieri il presidente della Regione Renzo Tondo, assieme al collega veneto Luca Zaia e al governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani, ha scritto al ministro dei Trasporti Altero Matteoli una lettera in cui chiede un impegno forte per scongiurare la possibilità che l'Italia si lasci "scippare" l'asse Baltico-Adriatico dall'intraprendente vicino sloveno: «L'attività finora svolta con impegno ha bisogno di uno sforzo finale e sinergico - scrivono i presidenti - dal momento che la Commissione europea sembra persuasa a istituire il corridoio Baltico-Adriatico solamente nei collegamenti fra l'Austria e la Slovenia, non includendo in tale visione l'Italia e il Nord-Est italiano».

Da qui la richiesta a Matteoli, che Tondo ha esteso anche ai parlamentari europei, di lottare per «l'inserimento della sezione Vienna-Graz-Klagenfurt-Udine-Trieste/Venezia-Bologna-Ravenna come estensione dell'attuale progetto prioritario 23, conosciuto come asse Baltico-Adriatico». La deviazione sulla Slovenia, aggiungono i presidenti, sarebbe una «scelta poco comprensibile che estromette i nostri sistemi economico-territoriali e le nostre imprese da un asse di penetrazione trasportistica vitale per i porti di Trieste, Monfalcone, Venezia e Ravenna».

E che la situazione a Bruxelles sia tesa pare certo, visto che perfino l'europarlamentare del Pd Debora Serracchiani ha deciso di prendere carta e penna e scrivere una lettera al presidente Silvio Berlusconi, in cui lo informa di aver fatto pervenire una nota al commissario europeo ai Trasporti, Siim Kallas. «La gravità della situazione - scrive Serracchiani -, il rischio cui sono sottoposte le opportunità di sviluppo di un'area economicamente decisiva per tutto il Paese com'è il Nordest, impone l'intervento del Governo italiano al massimo livello, mettendo sul piatto della bilancia tutto il suo peso di Paese fondatore». Secondo Serracchiani «questa è una partita che deve vederci tutti uniti, senza distinzione di casacca, in difesa dell'interesse nazionale».

Secondo alcuni operatori del settore, l'architetto di questo "schiaffo portuale" all'Italia sarebbe il ministro dei Trasporti sloveno Patrick Vlacic. Mentre il Napa, l'associazione che riunisce i porti dell'alto Adriatico di Trieste, Ravenna, Venezia e Capodistria, accarezzava il sogno di una cooperazione "da costa a costa", pare che il ministro sloveno abbia intrapreso una efficace azione di lobbying per convincere la Commissione europea a terminare il Corridoio 23 a Capodistria. E a questo punto Unicredit, che oltreconfine ha già consolidati interessi, potrebbe definitivamente archiviare l'idea del superporto "giuliano" in favore dei più scaltri vicini sloveni.

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