L’Ue congela i fondi alla Slovenia
TRIESTE. Alla fine la Commissione europea si arrabbiò davvero. E così, dopo le ripetute segnalazioni tutte cadute nel vuoto, palazzo Berlymont ha deciso di congelare tutti i pagamenti dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale e dal Fondo di coesione destinati alla Slovenia. Rimangono quindi nelle casseforti di Bruxelles, bloccati, quasi un miliardi di euro, 800mila dei quali sono stati posti a bilancio dal governo di Lubiana per il 2014.
Il motivo della discordia si può riassumere in tre punti fondamentali. Il primo sta nel fatto che la Slovenia ha una legge discriminatoria relativamente ai controlli dei progetti in fase di costruzione. In base alla legge slovena, infatti, può esercitare la funzione di controllore dei cantieri solamente un ingegnere che sia iscritto all’albo professionale della Slovenia, fatto questo che per la Commissione Ue è contrario alle normative europee. Il secondo ricade sull’Ufficio di controllo del bilancio dello Stato che lavora al ministero delle Finanze. Tale ufficio, secondo Bruxelles, non sarebbe stato in grado di elaborare un modello autorizzativo in grado di scongiurare irregolarità. Il terzo è relativo invece all’organo di gestione dei fondi europei il quale avrebbe mancato nella sua fase di controllo dando origine così a molte irregolarità. Nel mirino della Commissione soprattutto l’anno 2012 e il metodo con il quale la Slovenia ha scelto i concessionari per la realizzazione di numerose opere pubbliche. Secondo alcune indiscrezioni raccolte dal quotidiano lubianese Delo due delle opere contestate da palazzo Berlymont sono la costruzione della facoltà di medicina dell’Università di Maribor e il progetto di velocizzazione della linea ferroviaria Capodistria-Divaccia.
Al ministero delle Finanze di Lubiana precisano che sono stati bloccati solamente 4 richieste di pagamento per l’ammontare di 185 milioni, ma vero è anche che il congelamento sancito da Bruxelles riguarda tutto il “pacchetto” dei Fondi regionali e di coesione. Il meccanismo prevede che lo Stato che richiede i fondi europei anticipa i soldi e poi ne richiede la restituzione, ben motivata e opportunamente documentata, all’Unione europea. Il bilancio dello Stato del 2014 prevede, come detto, che nelle casse slovene rientrino sotto questa voce dagli 800 milioni al miliardo di euro. Non a caso il ministero delle Finanze ha definito il problema come caso dalla precedenza assoluta.
Rappresentanti della Commissione europea saranno a giorni in visita in Slovenia e il problema dei fondi comunitari sarà al vertice dell’agenda in discussione. Secondo fonti di Bruxelles la questione potrebbe anche essere risolta nel giro di poche settimane solo però se la Slovenia terrà in debito conto le prescrizioni decise dalla Commissione. «Questo non vuol dire - precisa Shirin Wheeler, portavoce del commissario alle Politiche regionali Johan Hahna Bruxelles - che c’è stato qualche imbroglio, ma non significa neanche che non scopriremo imbroglio alcuno».
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