L’Udc gela Tondo: «Soli o con il Pd»
Altolà della Lega. No dell’Udc. Che, anzi, conferma l’apertura al Pd o l’ipotesi di correre da solo. La coalizione che il presidente uscente Renzo Tondo pensa di riproporre per vincere le elezioni contro la candidata Debora Serracchiani, leader dei democratici, scricchiola sul nascere. Venerdì, durante la conferenza stampa di fine anno, Tondo aveva tratteggiato il disegno elettorale: «Voglio che l’area dei moderati torni a governare. Quindi riproporrò l’attuale modello - è stata l’indicazione - perché lo schema ha tenuto dal punto di vista della stabilità. La nostra è una squadra compatta», aveva detto. Ma il governatore ha fatto i conti senza l’oste.
L’Udc gli sbarra la strada. «Non abbiamo stabilito nessuna alleanza, perché questa maggioranza ha qualche problema - avverte il segretario regionale Leonardo Zappalà -. Il presidente non ci ha coinvolti in scelte importanti avvenute proprio recentemente e non abbiamo avuto né il tempo né la possibilità di esercitare il nostro ruolo. Ho assistito a comportamenti che non mi sono piaciuti: noi non abbiamo mai fatto problemi di visibilità o di potere, ma ci teniamo alla partecipazione e al rispetto». A cosa si riferisce il segretario dei centristi? La riforma Ater, «che non condividevamo e ce la siamo trovata là», e il piano urbanistico «che riteniamo inaccettabile». L’assetto politico su cui il governatore punta per battere Serracchiani «non è condiviso da noi e le dichiarazioni del presidente sono personali». Questo però «non significa che ci metteremo contro Tondo, ma che faremo le nostre valutazioni e sceglieremo se andare da soli o se fare un’alleanza con il Pd». Il capogruppo Edoardo Sasco va oltre e parla di “fastidio” rispetto alla affermazioni del governatore «che contribuiscono ad allontanarci».
Pure il Carroccio frena. «L’intesa elettorale ancora non c’è - chiarisce il segretario regionale Matteo Piasente -. L’alleanza potrebbe anche starci bene visto che Tondo nei confronti del governo Monti ha saputo prendere le distanze, ma prima si deve chiarire il progetto politico. In ogni caso – rimarca – il quadro nazionale non ci condizionerà». Per quanto riguarda il programma la Lega chiede «una maggior autonomia dal centralismo statale» e si batterà ancora sul tema delle aperture domenicali, tema che Tondo – l’ha detto in conferenza stampa – ritiene chiuso, dopo la bocciatura della Corte Costituzionale al ricorso del Fvg. Dal vicecapogruppo alla Camera Massimiliano Fedriga un affondo all’Udc: «Si accorgono ora di non essere d’accordo con questa maggioranza dopo aver sempre votato con noi? Vogliono lasciare questa regione all’estrema sinistra? I cittadini sapranno valutare. Per noi comunque – sottolinea il deputato – se c’è l’accordo sul programma di Tondo, non ci saranno problemi». Il Pdl, intanto, si ricompatta attorno al presidente. In una nota il coordinatore Isidoro Gottardo evidenzia che «il presidente è il nostro candidato, mai messo in discussione dal Pdl. Abbiamo una priorità che è rappresentata da Tondo – ha proseguito Gottardo - e dalla coalizione che si consolida e che può allargarsi attorno a un programma che valorizza l’autonomia regionale».
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