Lubiana trema per lo scandalo dello stadio
TRIESTE. Dopo un anno e mezzo l’Ufficio nazionale indagini della polizia slovena (Npu) ha formalmente messo sotto accusa il sindaco di Luibiana Zoran Jankovi„, il ministro della Difesa Roman Jaki›, al tempo dei fatti direttore della società Tivoli; il direttore della società Energetika Ljubljana e presidente del Consiglio di sorveglianza della Società slovena per l’indennizzo (Sod) e della Società statale di capitali (Kad), al tempo dei fatti direttore della Società pubblica Mercato di Lubiana, Samo Lozej e gli allora direttori della società di costruzioni Grep, Uroš Ogrin e Zlatko Srak. L’imputazione è di aver posto in essere tutta una serie di transazioni fittizie tra l’amministrazione pubblica e la società Grep durante la costruzione del centro sportivo Stožice (stadio più palasport) della capitale. Il finanziamento bancario del progetto è iniziato, scrive il Delo di Lubiana, nel giugno del 2009 quando la Nova Ljubljanska Banka (Nlb) e Factor Banka hanno concesso ciascuna un credito a breve termine di 12,5 milioni di euro. Crediti che non sono mai stati restituiti agli istituti bancari.
Successivamente un consorzio di banche (Nlb, Sid, Abanka, Banka Celje, Nova Kreditna Banka Maribor, Gorenjska Banka e Factor Banka) ha concesso un credito di 115 milioni di euro alla società Grep ma non solo per la conclusione dell’investimento, ma anche per pagare i crediti precedentemente accesi. Il credito doveva essere pagato dalla Grep in 30 rate e gli istituti di credito hanno versato alla società di costruzioni 100 milioni in due tranche. Gli ultimi 15 milioni non li hanno mai versati alla Grep la quale, peraltro, finora non avrebbe mai pagato neppure un euro per il suo debito. Per il pagamento della prima parte del debito nel settembre del 2010 il Comune di Lubiana, la società Tivoli e la Società pubblica Mercati di Lubiana hanno sottscritto un accordo pari a 1,8 milioni di euro per l’affitto annuale dei parcheggi a Stožice e di altre aree presenti nel Parco sportivo.
Ma secondo le indagini della polizia i sottoscrittori hanno mendacemente dimostrato di aver bisogno di queste aree e di essere pronti per il loro utilizzo a pagare una siffatta cifra. Il ministro della Difesa, Roman Jaki› ha già affermato di essere pronto a rassegnare le dimissioni in caso di rinvio a giudizio mentre il sindaco di Lubiana, Zoran Jankovi„ ha definito, in un’intervista al Delo, siffatto impegno come «affrettato» in quanto il prestito di 1,8 milioni di euro tra le società non è assolutamente fittizio. Ora la parola passa alla magistratura slovena che, letti e esaminati i faldoni e i documenti predisposti dall’Ufficio nazionale indagini della polizia dovrà decidere se rinviare a giudizio gli accusati e dovrà anche, se deciderà per il rinvio, le precise accuse cui i possibili imputati saranno a chiamati a rispondere nell’aula del tribunale.
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