«Lubiana rimuova subito quel filo spinato»

“Muro” in Istria, Jakovcic scrive a Cerar: porterò il caso a Bruxelles. Tanti animali morti, il governo fa aprire varchi a nord di Fiume
Due soldati sloveni passeggiano vicino al filo spinato
Due soldati sloveni passeggiano vicino al filo spinato

POLA. Il filo spinato con le lamette taglienti che il premier sloveno Miro Cerar ha fatto collocare lungo il confine con la Croazia anche in Istria, fino al golfo di Pirano, per «incanalare e controllare il flusso inarrestabile di migranti» in arrivo dopo aver percorso la rotta balcanica, continua a suscitare indignazione e a scatenare proteste e appelli. Anche se paradossalmente sono stati i cacciatori, esasperati dall’orrenda fine fatta negli ultimi giorni da animali selvatici rimasti impigliati, a riuscire a fare aprire dei varchi nel filo spinato.

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Ma partiamo dal dibattito politico su una barriera che nessuno mai ricorda così rigida nel territorio istriano. Dopo i direttori di musei e gallerie statali di Slovenia e Croazia, anche l’europarlamentare istriano Ivan Jakovcic ha inviato al premier una lettera aperta che condanna aspramente la divisione dell’Istria croata da quella slovena. «Il suo gesto non ha precedenti nella storia di queste terre» - scrive Jakovcic a Cerar - «e lei ha sicuramente scelto un metodo assurdo e triste per risolvere l'emergenza migranti. Posso comprendere la sua preoccupazione per l'impreparazione dell'Ue e dei paesi membri nel fronteggiare la situazione, ma ho difficoltà a capire i suoi eccessi e la sua non conoscenza dei rapporti tra la gente dell'Istria. Pertanto la invito a rivedere immediamente la decisione di collocare il reticolato tra i due paesi, con riferimento particolare all'Istria in modo da continuare ad avere fiducia nella sua persona e a sviluppare ulteriormente i rapporti di amicizia e di buon vicinato. Il filo spinato non sarà mai e in alcun luogo la soluzione e la base su cui costruire qualcosa di positivo, quantomeno fra la gente unita da secolari rapporti di buon vicinato». Jakovcic aggiunge che delle mosse di Lubiana parlerà nelle istituzioni europee e che userà ogni mezzo per informare di questa situazione l'opinione pubblica del vecchio continente.

Sul tema prende posizione anche il presidente della Regione istriana Valter Flego: «Tra la gente non bisogna erigere barriere ma costruire amicizia e collaborazione», ha dichiarato ieri. «Ciò che il governo sloveno sta facendo è per noi inaccettabile ed è in collisione con i principi fondamentali sui quali pioggia l'Ue: la libera circolazione di persone, beni e servizi», ha chiuso Flego appellandosi anch’egli a Cerar. E per oggi sul fiume Dragogna, nel buiese, è convocata una conferenza stampa dei sindaci delle località a ridosso del confine. «Siamo molto tristi - ha anticipato il primo cittadino di Pinguente, Sinisa Zulic, «per il fatto che la Slovenia abbia usato il filo spinato per difendere i suoi confini dal flusso dei migranti, in merito al quale per altro non esistono segnali che passerà attraverso l'Istria. Questa mossa provocherà grossi danni all'economia e al turismo istriano oltre a creare disagi e ostacoli alla popolazione a cavallo del confine». Fra le posizioni, anche quella del presidente del Consiglio della Regione quarnerino–montana, Erik Fabijani„: il filo spinato - ha rilevato - viola i diritti umani e lede valori cari all’Europa.

Una piccola parte del risultato cui mirano le proteste sollevate aanche dagli abitanti delle aree di confine, come si diceva, è stato intanto raggiunto dai cacciatori di Slovenia e Croazia. I quali si sono rivolti a Lubiana sottolineando che la barriera impedisce alla selvaggina di percorrere passaggi praticati da secoli e ora improvvisamente bloccati da un “muro” che rappresenta una condanna a morte per gli animali. Così agenti della polizia confinaria slovena ne hanno rimosso alcuni segmenti lungo il fiume Kupa/Kolpa, confine naturale tra le due ex repubbliche jugoslave. Sono stati praticati una quindicina di varchi nei pressi delle località di Zape„ e Blaževci nel Gorski kotar, la regione montana a settentrione di Fiume. Si tratta di una quindicina di corridoi, larghi tra i 6 e gli 8 metri, che dovrebbero facilitare il passaggio degli animali selvatici da una parte all’altra del corso d’acqua. Nell’ultima settimana il filo spinato ha ucciso una decina di animali, soprattutto cervi, cinghiali e caprioli. Ad esasperare la parte slovena è stato il ritrovamento, l’altro ieri, di un cervo che dopo essersi avventato contro il reticolato non è riuscito a uscirne, morendo tra mille sofferenze. Secondo la popolazione locale, sia croata che slovena, è certo che a quelli uccisi si aggiunge un alto numero di animali che, rimasti feriti, sono riusciti a liberarsi andando probabilmente a morire nei boschi. (a.m. e p.r.)

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