«Lubiana prepari l’esercito». La gaffe sul Golfo di Pirano

Commissione parlamentare convocata per discutere della “prontezza” dei militari in caso di conflitto con Zagabria. La replica del premier Cerar: «Mossa sconveniente»

LUBIANA. L’ancora irrisolta questione dell’arbitrato tra Slovenia e Croazia sui confini marittimi e terrestri tra i due Paesi, nonostante la Corte internazionale dell’Aja abbia già emesso il verdetto che Zagabria però si ostina a non riconoscere, rischia di mandare in paranoia il mondo politico sloveno. E così mentre il primo ministro di Lubiana, Miro Cerar sta facendo tutti gli sforzi diplomatici per convincere la controparte croata a un’implementazione dell’arbitrato - bacchettando anche il suo ministro degli Esteri, Karl Erjavec, reo a detta del premier di dichiarazioni troppo “forti” nei confronti della Croazia - ecco che il presidente della commissione parlamentare Difesa, Žan Mahnič (Sds, centrodestra, il partito di Janez Janša) decide di convocare la commissione stessa per valutare la preparazione dell’esercito sloveno a fronteggiare un possibile conflitto proprio per far rispettare l’arbitrato.

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Apriti cielo. Immediata la replica del primo ministro che in una lettera inviata a Mahnič ha scritto come la Slovenia sia decisa a porre in essere quanto deciso dal verdetto arbitrale, ma lo sviluppo di questo processo dovrà avvenire per le vie politiche tenendo ben presente quali sono i diritti del governo nell’ambito dell’integrazione della Slovenia nei processi euroatlantici. In altre parole, Cerar ha fatto capire al presidente della commissione Difesa del Parlamento che proprio non è aria di parlare di un possibile conflitto tra due Paesi quali Slovenia e Croazia, entrambi membri dell’Unione europea e della Nato.


Cerar ha definito quindi «sconveniente» la convocazione della commissione per discutere sulla preparazione dell’esercito sloveno a un possibile conflitto armato relativamente all’attuazione dell’arbitrato. «L’operato della Slovenia - ha sostenuto ancora il premier di Lubiana - sul palcoscenico internazionale è ispirato al principio della politica della pace e della non violenza».

E ha chiesto l’immediato intervento in merito da parte del presidente della Repubblica, Borut Pahor nella sua qualità di capo delle forze armate del Paese.

La risposta non si è fatta attendere. In una dichiarazione rilasciata all’agenzia di stampa Sta, Pahor ha rilevato che la convocazione della commissione, lo stabilire il suo ordine del giorno e i punti in esso contenuti sono un diritto del Parlamento nella sua veste di ramo indipendente dell’organizzazione istituzionale del Paese che lui, in qualità di capo dello Stato, intende rispettare. Ma Pahor, è stato scritto nella nota affidata all’agenzia dal gabinetto presidenziale, ha anche affermato che «l’accordo su come stabilire i confini è stato raggiunto in modo pacifico e deve essere attuato sempre nella stessa maniera». Sta di fatto che «è nell’interesse di entrambi gli Stati - ha precisato ancora Pahor - che non si giunga a dichiarazioni o comportamenti che determinerebbero un peggioramento dei rapporti bilaterali». «Sono convinto - ha concluso il capo dello Stato della Slovenia - che tutto potrà essere risolto in modo da attuare il verdetto arbitrale in modo consensuale».

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Mahnič però non ha mollato la presa e attraverso Twitter si è detto scioccato dalle parole del premier. Lui dunque va avanti e ha convocato la riunione della commissione parlamentare Difesa per oggi alle 16, con immutato ordine del giorno, convocando altresì alla riunione - che si terrà a porte chiuse - anche il ministro della Difesa Andreja Katič, il capo di Stato maggiore dell’Esercito generale Andrej Osterman e il responsabile dei servizi segreti civili e militari.
 

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