Lubiana-Mosca ai ferri corti sul gasdotto

Gazprom minaccia di cancellare la tratta slovena di South Stream se non vengono avviate le infrastrutture. Alternativa in Austria
Di Mauro Manzin
Lasorte Trieste 22/03/11 - Slovenia, Brdo pri Kranju, Visita Vladimir Putin, Borut Pahor
Lasorte Trieste 22/03/11 - Slovenia, Brdo pri Kranju, Visita Vladimir Putin, Borut Pahor

TRIESTE. La Russia chiama, ma la Slovenia non risponde. Così sul progetto South Stream si addensano pesanti nubi intrise di polemiche. Gazprom, infatti, e quindi, in pratica il Cremlino dello zar Putin, sta mordendo il freno. Mentre nel Mar Nero si aprono i cantieri e le prime condotte sottomarine vengono posate Lubiana non ha ancora deciso che cosa fare del tratto che dovrebbe passare attraverso il suo territorio per confluire poi a Travisio in Friuli Venezia Giulia.

Il probelma è relativo alla volontà della Plinovodi (la società mista sloveno-russa che gestirà il gasdotto) di rispettare a pieno la normativa europea (direttiva del 2009) in materia e che prevede il libero accesso all’infrastruttura a tutti i gestori energetici oppure di chiedere a Bruxelles l’esclusiva per Gazprom, la quale, peraltro, sostiene che il progetto è economicamente sostenibile solo nel secondo caso, quello dell’esclusiva di utilizzo. Altrimenti Mosca ha già la soluzione in tasca. Il tracciato sloveno sarà cancellato e il gasdotto arriverà a Tarvisio passando per l’Austria.

Per il progetto South Stream in Slovenia siamo alle giornate decisive. Nelle ultime ore, come scrive il Dnevnik di Lubiana, si è intensificata, infatti, l’azione di pressione e di lobby da parte di Gazprom soprattutto nei confronti del governo sloveno dal quale il gestore russo pretende una risposta chiara sulla volontà di portare a termine quanto stabilito nell’accordo firmato a Lubiana alla presenza di Putin nel marzo del 2011. Secondo Mosca il progetto dopo la firma relativa al programma di investimenti si è infilato su un binario morto. Gazprom vuole, anzi, a questo punto pretende, che la Plinovodi inizi subito i lavori di realizzazione della “traccia” slovena dell’infrastruttura e questo a prescindere dall’eventuale rispetto delle regole imposte dall’Unione europea in materia. In Dicembre è prevista la visita della premier Alenka Bratušek a Mosca dove incontrerà anche il presidente Vladimir Putin e qui si decideranno in via definitiva le sorti del tratto sloveno di South Stream. La Russia vorrà sentire un deciso “sì” al progetto da parte della prima donna slovena.

Dal gabinetto della premier però, fino a oggi, non hanno ancora ufficializzato la data della visita a Mosca, nè hanno rilasciato dichiarazioni in merito a quale sarà la posizione che la Bratušek, sul caso South Stream, assumerà di fronte ai propri interlocutori russi. Nell’aprile scorso la premier slovena si è già incontrata con il presidente di Gazprom, Aleksej Miller al quale ha ribadito che anche il suo governo è deciso a supportare il progetto di South Stream, ma già qualla volta Gazprom si era detta insoddisfatta dalla risposta attendendosi altresì rassicurazioni più “concrete”.

E la Russia continua a fare pressioni. Vuole vedere iniziare i lavori dell’infrastruttura e vuole che la Slovenia ottenga il certificato di operatore energetico. La Slovenia, che nel frattempo è diventata una pedina importante sulla scacchiera energetica tra Russia e Unione europea, si trova spaesata. Alla Plinovodi, diretta da Marjan Eberlinc, sono stati fin qui molto rispettosi della normativa europea. Una modalità diversa nei rapporti con i partner ex sovietici invece è stata quella fin qui impostata dal ministro delle Infrastrutture, Samo Omerzel, il quale già da tempo ha messo in giro voci di un possibile avvicendamento al vertice di Plinovodi (ergo siluramento dell’eruofedele Eberlinc). Omerzel a fine ottobre si è recato a Mosca dove si è incontrato con il leader di Gazprom, Aleksej Miller, ma al suo fianco non c’era Eberlinc bensì il procuratore della Comit, Aljoša Ivan›i› che già da anni spalanca le porte della Slovenia a Gazprom. In quell’occasione il ministro Omerzel dichiarò che la Slovenia non vuole andare contro le normative dell’Unione europea, ma ha latresì ribadito che Gazprom è un importante investitore.

Dichiarazione che, ovviamente, non è piaciuta ai russi i quali, quando si tratta di soldi, tanti soldi, non vogliono tentennamenti, se si mette la firma a un contratto questo va rispettato. Il progetto South Stream deve rispettare tempi e tabelle. E soprattutto non sono ammessi ritardi dovuti a tantennamenti politico-diplomatici. Insomma la parola d’ordine à: o con noi o si è fuori. E l’Austria non aspetta altro per riannodare quel discorso con Mosca che si era interrotto due anni or sono.

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