Lubiana frena: «Istria, il filo spinato resta lì»

Dopo le aperture dei giorni scorsi Cerar replica al pressing di Zagabria: «La rimozione non sarà questione di un paio di settimane»
Di Giovanni Vale

ZAGABRIA. La rimozione del filo spinato che continua a tagliare in due l'Istria «non sarà questione di un paio di settimane». Ad affermarlo, in risposta alle speculazioni della stampa croata - alimentate a loro volta dalle dichiarazioni possibiliste rilasciate dal primo ministro sloveno Miro Cerar - è lo stesso ufficio del premier di Lubiana, che sembra dunque tornare così sui propri passi.

Dopo avere accennato da Bruxelles, dove si trovava nei giorni scorsi per l’ennesimo vertice sui migranti, alla fine del "muro" con la Croazia, il capo di governo sloveno ora da un lato assicura di avere effettivamente preso in considerazione la possibilità di rimuovere la barriera, ma dall’altro smentisce che l'operazione avverrà nel breve termine. «La Slovenia continuerà a monitorare la situazione», fa sapere l'esecutivo di Lubiana in un comunicato, precisando che «manterrà la barriera in alcuni posti per aiutare il lavoro di controllo della polizia ai valichi di frontiera». Insomma, nonostante la chiusura ermetica della rotta dei Balcani imposta al confine greco-macedone, la Slovenia vuole ribadire che rimuoverà «la maggior parte» del suo muro con la Croazia soltanto «quando ci saranno garanzie sufficienti che la situazione non peggiorerà».

Lubiana, che ha srotolato circa 160 chilometri di filo spinato a blindare il confine con il suo vicino meridionale (con il quale condivide una frontiera complessiva di 671 chilometri), rimane dunque sorda alle proteste che da mesi piovono da più parti. A partire dal governo croato, ovviamente, che durante le ultime settimane del mandato del premier uscente Zoran Milanovi„ ha inviato ben otto note diplomatiche all'esecutivo sloveno; ma anche dagli stessi abitanti dell'Istria, che da un giorno all'altro hanno visto colline e campi divisi dai reticolati dell'esercito sloveno. Dalla lettera di protesta dei direttori di diversi musei sloveni e croati, alla coalizione di sindaci contrari al muro e capeggiati dallo stesso presidente della regione Istria (Croazia) Valter Flego, passando per l'azione spontanea dei “tagliatori di filo spinato" che hanno bucato la barriera in più punti, l'opposizione locale alla misura voluta dalle autorità slovene è stata infatti vibrante. Ma a oltre tre mesi dalla sua installazione, l'«ostacolo tecnico» imposto anche a delle terre che del flusso migratorio non hanno visto nemmeno l'ombra, non accenna a essere rimosso.

Da Zagabria, che nel frattempo ha vissuto un cambio di governo, scende allora in campo la diplomazia. Tra i due primi ministri, il croato Tihomir Oreskovi„ e lo sloveno Miro Cerar, c’è stata una conversazione telefonica sul tema dell’immigrazione, durante la quale Oreskovi„ ha dichiarato che, alla luce dell'accordo turco-europeo, i due paesi hanno ora «un'opportunità concreta» per risolvere la questione del filo spinato. Ieri è toccato invece al ministro degli Esteri di Zagabria, Miro Kova„, recarsi a Lubiana per incontrare il suo corrispettivo Karl Erjavec. Oltre all'inevitabile confronto sulla definizione del confine marittimo nel golfo di Pirano, i due ministri hanno discusso anche di immigrazione, ma, per il momento, senza trovare una soluzione al nodo del “muro” istriano.

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