Lubiana: Croazia in Schengen solo con tutte le carte in regola
ZAGABRIA Martedì potrebbe essere un grande giorno per la Croazia. La Commissione europea deciderà infatti se Zagabria soddisfa tutte le condizioni per diventare membro dell’Area Schengen. Se sarà dato il via libera, la decisione sulla sua adesione sarà trasferita al Consiglio europeo, dove c’è la minaccia di veto di parecchi Stati membri, tra cui la Slovenia a causa della mancata attuazione da parte della Croazia della sentenza sull'arbitrato internazionale relativo ai confini marittimi e terrestri tra i due Paesi. La posizione di Lubiana non è cambiata nelle ultime settimane, con la Slovenia che continua a sostenere l'adesione della Croazia a Schengen, ma solo se tutti i criteri tecnici e politici saranno soddisfatti.
I politici croati si aspettano buone notizie e credono all’adesione a Schengen ottenuta in quello che sarà uno degli ultimi incontri della Commissione Juncker. Per questo dal versante sloveno giunge l’avvertimento che l'inclusione della conformità della Croazia ad aderire a Schengen all'ordine del giorno di una riunione della Commissione e il possibile processo decisionale è un atto puramente politico del vertice della Commissione Ue (leggi Juncker). Secondo le autorità slovene, la valutazione dell'ammissibilità della Croazia all'adesione a Schengen non è stata ancora completata.
E così poco prima del dibattito presso il collegio dei commissari (il 2 e il 16 ottobre la decisione è già stata rinviata) sei eurodeputati sloveni, su iniziativa di Ljudmila Novak (Nuova Slovenia), chiedono alla Commissione europea di rinviare il suo processo decisionale a causa delle numerose preoccupazioni sulla capacità tecnica e giuridica della Croazia di attuare e proteggere l'area Schengen. I firmatari auspicano che la decisione di soddisfare le condizioni croate di Schengen sia presa solo dalla nuova commissione guidata da Ursula von der Leyen sulla base di una valutazione obiettiva da parte di esperti. Pertanto, Novak, Franc Bogovich (entrambi Ppe), Irena Jovev, Klemen Grošelj (entrambi Transform Europe) e Tanja Fajon e Milan Brglez (entrambi S&D), uno schieramento dunque assolutamente bipartisan, sostengono che l'agenda della commissione è stata dettata dalla vicinanza politica del premier croato Andrej Plenković e del presidente della commissione Jean Claude Juncker.
«A nostro avviso ci sono serie riserve sulla capacità tecnica e giuridica della Croazia di attuare e proteggere l'area Schengen, nonché di rispettare le norme giuridiche dell'Ue - si legge nella lettera inviata anche al premier sloveni Marjan Šarec - e, in particolare nel settore della conformità e dell'esecuzione di accordi e sentenze internazionali. (...) La decisione sulla disponibilità di un Paese ad entrare nell'area Schengen ha importanti conseguenze a lungo termine per l'Unione europea. È quindi del tutto incomprensibile e difficile accettare che una simile decisione strategica venga presa da una commissione il cui mandato scadrà a brevissimo termine». «L'adesione della Croazia all'area Schengen - prosegue il documento - è nel nostro interesse comune, poiché siamo consapevoli di tutti i vantaggi di tale integrazione, sia per la Slovenia che per l'Ue. Allo stesso tempo, il suo ingresso non dovrebbe rappresentare una minaccia alla sicurezza dell'Ue».La lettera è stata ricevuta anche da Juncker, dal suo successore Ursula von der Leyen, dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dal suo successore Charles Michel.
Lubiana, dunque, mette le mani avanti. Se sarà veto sloveno alla Croazia in Schengen, sarà un veto tecnico e non politico. Si salva l’apparenza, ma non la sostanza: la Slovenia dirà “no” per il rifiuto di Zagabria di accettare il verdetto della Corte arbitrale sui confini. Resta una sola domanda: Lubiana è pronta ad essere l’unica tra i 28 ad alzare la mano per dire “no”? —
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