Lubiana affida le sue navi a Trieste

Manutenzione nei bacini dell’Arsenale per l’ammiraglia della Marina Triglav 11 e la motovedetta Ankaran
Una delle tante unità slovene ricoverate all'Arsenale per manutenzione
Una delle tante unità slovene ricoverate all'Arsenale per manutenzione

TRIESTE Non ha avuto vita facile “Triglav 11”, la nave multiuso ammiraglia della Marina militare slovena. Quando venne consegnata con vibrante cerimonia a Capodistria cinque anni fa, ci furono proteste e contestazioni: perchè costava troppo comprarla e poi mantenerla. Adesso in Slovenia c’è invece chi mugugna perchè la manutenzione di “Triglav 11” e della motovedetta “Ankaran” viene effettuata in uno dei bacini dell’Arsenale triestino. Dopo la chiusura del cantiere di Isola - lamenta per esempio un sito - non ci sono strutture in Slovenia dove provvedere ai lavori su unità appartenenti alla “home fleet”. Neanche a Capodistria, dove “Triglav 11” è, per così dire, domiciliato. Altre alternative potrebbero essere Monfalcone o Fiume, ma risultano più scomode. Così, rotta su Trieste. Se ne occupano Ocean e Nuovo Arsenale Triestino, con un’operazione che un comunicato della Difesa slovena datato 8 luglio definisce «intervento di manutenzione periodica»: l’importo dei lavori dovrebbe aggirarsi attorno al milione di euro.

Lo stesso comunicato della Difesa spiegava che la scelta di Trieste è motivata dalle caratteristiche del bacino, che consente di effettuare la manutenzione in contemporanea - con evidente sollievo finanziario - sia su “Triglav 11” che su “Ankaran”, appartenenti alla 430ma divisione di marina con sede proprio ad Ancarano.

Sede ma non base: infatti c’è il problema - emerso già lo scorso anno in aprile quando il titolare della Difesa Jakic visitò il comando - relativo alla sistemazione logistica delle navi, in assenza di una base vera e propria. Infatti nel porto capodistriano - riferivano gli organi di informazione - “Triglav” e “Ankaran” erano costrette a ormeggiare nel secondo bacino, strette tra carichi rinfusieri e terminal bestiame, in condizioni operative non proprio consone a una flottiglia militare.

Nel dicembre 2013 “Triglav 11”, normalmente utilizzata per la sorveglianza della costa slovena, aveva partecipato all’operazione “Mare Nostrum”, voluta dal governo italiano all’indomani della tragedia di Lampedusa con il duplice obiettivo di fornire assistenza umanitaria e per contrastare il traffico dei migranti. La decisione di Lubiana era stata resa nota nell’ottobre precedente in occasione di una bilaterale italo-slovena.

In precedenza si è fatto riferimento alle polemiche deflagrate nel novembre 2010, quando “Triglav” attraccò a Capodistria. Era stato realizzato dai cantieri russi Almaz, operanti nei pressi di San Pietroburgo. La Slovenia aveva acquistato la multiuso nel quadro dei pagamenti debitori dovuti a Mosca, eredità dei vecchi rapporti economici russo-jugoslavi. “Triglav”, classe “Svetlyak”, era costato 35 milioni di dollari: circa 50 metri di lunghezza, poco più di 9 mt di larghezza, 2,5 mt di pescaggio, per 365 tsl. L’equipaggio schiera 28 uomini e può contare su un armamento di bordo costituito da un cannone anti-aereo da 30 mm e da due mitragliatrici da 14,5 mm. A protestare furono l’associazione “Amici del progresso sostenibile” e il deputato socialdemocratico Luka Juri: la nave era considerata inutile.

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