«Lotta al terrorismo, Balcani con Usa e Ue»
ZAGABRIA. «Non chiamateci più Balcani occidentali, siamo il Sud Est europeo». La presidente croata Kolinda Grabar-Kitarovic si è espressa così nel suo discorso conclusivo al termine dell’incontro regionale di ieri tra tutti i paesi dell’ex Jugoslavia e dell’Albania. Presenti il vicepresidente americano Joe Biden e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, Grabar-Kitarovic ha presentato l’accordo sottoscritto da tutti i leader della regione. In una frase: rafforzare il dialogo con la Nato e l’Ue e rimettere sui binari le candidature all’ingresso nell’Ue di tutti gli stati, perché «data l’emergenza del terrorismo e del radicalismo, per avere stabilità nell’Ue serve stabilità nel Sud Est europeo». Nella dichiarazione congiunta, anche un altro tema caldo: «La drammatica crisi migratoria esige la necessità di arrivare a un accordo per proteggere meglio i confini esterni dell’Ue e alleggerire sensibilmente la pressione dei migranti sui Paesi» della via balcanica.
Tra le misure individuate dal vertice, iscritto nell’ambito del processo “Brdo-Brioni” di cooperazione regionale, c’è la volontà di mettere in piedi «un dialogo regolare tra Usa, Ue e Sud Est» europeo «per discutere di sicurezza e coordinarsi dal punto di vista operativo». «Dopo i brutali attacchi delle scorse settimane vogliamo inviare un messaggio forte da Zagabria - così la presidente croata - Chiediamo soluzioni globali per attaccare il radicalismo, con un maggiore scambio di informazioni e una maggiore coordinazione. Siamo tutti impegnati su questo e l’Europa non può essere intera e libera senza il Sud Est».
La lotta al terrorismo dunque fa dei Balcani una regione strategica prioritaria per l’alleanza transatlantica, che intende assicurare la propria influenza sulla regione. «La porta alla Nato resta apertissima», ha dichiarato Biden, precisando al contempo che la sua visita - la prima di un ufficiale americano di così alto rango sin dall’elezione di Obama - non è «un ritorno degli Usa nei Balcani», perché «gli Usa non sono mai partiti da qui». Certo, prima dell’ingresso nella Nato, di cui fanno parte per ora solo Slovenia, Croazia e Albania, servono riforme radicali. «Contro la corruzione, per il rafforzamento dello stato di diritto, per garantire l’indipendenza dei media e della società civile e per migliorare i servizi militari e di intelligence», come ha precisato lo stesso Biden. «Riconciliare il Sud Est europeo è cruciale per tutta l’Europa», ha ribadito Tusk, che ha comunque usato il termine «Balcani occidentali» nel resto del suo discorso. «Viviamo tempi duri in un mondo interconnesso come non mai - ha affermato Tusk che nei giorni scorsi ha visitato diversi Paesi dell’ex Jugoslavia in preparazione al vertice - Le sfide di sicurezza sono sempre più grandi e i Balcani occidentali sono una regione chiave».
Prima di concludere il suo intervento, Tusk ha commentato quanto avvenuto in Turchia, dove un aereo russo è stato abbattuto dalle forze di Istanbul. «È una situazione pericolosa e dobbiamo restare tutti con la mente fredda. Questo è il risultato della complicata situazione in Siria, dove agiscono diversi attori e con obiettivi diversi. L’unico modo per evitare che incidenti del genere si riproducano in futuro è di unirsi tutti contro l’Is. Sia chiaro per tutti, non ci sarà mai una coalizione internazionale contro i moderati oppositori siriani», ha affermato Tusk, mentre Biden annuiva. La frecciata lanciata verso Mosca (ammonita ieri anche da Hollande e Obama: «Bisogna combattere l’Is non difendere Assad») sembra confermare l’analisi fatta dal quotidiano croato Jutarnji List sulle ragioni della presenza di Biden al vertice Brdo-Brioni. «Gli Stati Uniti vogliono tirare la Serbia fuori dall’influenza russa», scrive il giornale. A 25 anni dalla fine della guerra fredda, i Balcani sono tornati a essere la chiave di volta tra due blocchi sempre più contrapposti.
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