L’osteria degli addii e della Cadaverfest ridotta a discarica fra finestre murate e mobili ammassati
Bottiglie di birra vuote sul bancone del locale di via dell’Istria, chiuso dal 2020. Il Comune lo vende per 64 mila euro
TRIESTE C’è chi lo ricorda come l’osteria “Piccola Valle”, chi come trattoria “da Lazzaro” e chi ancora come “al Cadavere”. L’ex ristorante di via dell’Istria 202, davanti all’ingresso principale del cimitero di Sant’Anna, ha visto susseguirsi diverse gestioni, in tantissimi anni di attività. Di proprietà del Comune di Trieste, l’immobile è stato inserito nel piano delle alienazioni e nel 2024 sarà messo in vendita per 64 mila euro circa.
I brindisi in onore ai defunti
L’edificio è stato costruito nel 1933 e alcuni triestini spiegano di aver mangiato e bevuto nel locale per la prima volta negli anni ’40, in un luogo dove spesso le famiglie brindavano in memoria dei defunti, mentre in tempi più recenti la vicinanza con le tombe veniva affrontata in modo ironico. Basti pensare al successo della “Cadaverfest”, serata organizzata con musica e intrattenimenti.
La chiusura nel 2020
Il piccolo fabbricato, di due piani, immerso in un’area verde, una sorta di maxi sparti traffico, è chiuso dal 2020. Era stato originariamente costruito pare per funzioni legate al vicino cimitero, passando poi a una destinazione legata alla ristorazione. All’inizio degli anni ’90, secondo i documenti conservati negli uffici comunali, erano stati realizzati alcuni lavori importanti: erano stati creati una cucina attrezzata e un grande bancone, erano stati anche rifatti il solaio del piano terra e la struttura del sottotetto. In quell’occasione era stata fissata anche una recinzione esterna.
Ridotto a discarica
Le ultime immagini presenti sul sito del Comune invece risalgono al 2007. Le foto mostrano anche l’insegna, con il nome “Piccola valle”, posizionata davanti alla scalinata di accesso. Quello che dall’esterno si nota come un secondo piano, in realtà è una sorta di soffitta, alla quale si accede con una scala che scende dal solaio. E gli infissi nascondono finestre murate. Dentro, grazie all’accesso consentito dal Comune di Trieste, si nota un ammasso di mobili, di vario tipo. Il grande bancone ha ancora bottiglie di birra vuote, altre, di superalcolici, riempite a metà.
Lista di conti e alimenti scaduti
Ci sono anche alimenti scaduti da oltre tre anni, una lunga lista di conti degli ultimi clienti, qualche bicchiere sporco, ampolle con liquori e oggetti di tutti i tipi gettati alla rinfusa: addobbi natalizi, un cesto pieno di vassoi e vecchie macchine da cucire. Anche la soffitta rivela qualche curiosità. Come gli accessori di un abito da strega, due paia di scarponi da sci e un menù ancora in lire.
I ricordi dei triestini
Sono tanti i triestini che ricordano il locale. Chi parla di pranzi e merende organizzati dagli anni ’40 ai ’60 soprattutto, che avvenivano dopo i funerali, per celebrare il defunto con un momento conviviale. Più di recente, dagli anni ’80 in poi, l’atmosfera era stata caratterizzata anche da musica e spettacoli, con cabaret, esibizioni di band dal vivo, dj set e la famosa “Cadaverfest”. Qualche triestino parla della trattoria anche come punto di ritrovo per tutte le persone impegnate nell’ambito dei servizi cimiteriali. Dalle pompe funebri ai necrofori, dai marmisti ai venditori di fiori.
La mitica Cadaverfest
Diego Lelli ha lavorato qui come dj una decina di anni fa: «Si ballava fino a tarda ora, alle volte fino alle 5 del mattino – racconta –, perché il posto era isolato e non si dava fastidio a nessuno. E la gente, in alcune serate, era davvero tanta. L’atmosfera all’interno era volutamente un po’ tetra. Spesso chi entrava per la prima volta restava stupito, fermo sulla soglia, ma poi qualcosa spingeva tutti a procedere. E fermarsi. Ricordo anche la “Cadaverfest”, veniva organizzata di solito a fine ottobre, ma non c’entrava con Halloween, era semplicemente il momento per celebrare il compleanno di chi gestiva il locale ed era un’occasione per far festa. Nel pieno spirito del luogo».
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