L’osmiza “nascosta” nel borgo di Prosecco. A Campanelle la dittatura di Refosco e Malvasia
Si dice che “il vino buono sta nella botte piccola”. Concetto relativo che possiamo a buon titolo applicare ad alcune osmize del Carso, in particolare a quelle che hanno conservato lo spirito delle origini, non si sono imborghesite e non hanno capitolato innanzi alle ammalianti sirene del business. Si tratta di piccole realtà, a volte nascoste in minuscoli borghi di pietra slavofoni, a volte disvelate dopo lunghe ricerche su e giù per stradine tortuose che per percorrerle bisogna aver fatto la patente solo a Trieste. Regalano sempre inaspettate sorprese, perché si mangia local, perché il vino è sorprendente o perché offrono scorci da far impallidire la blasonata costa azzurra.
Metti ad esempio l’osmiza “v Kutu” a Prosecco (telefono 3479085311), aperta fino al 22 aprile, ma anche nella seconda metà di luglio e per festeggiamenti di San Martino a ridosso di novembre, il cui nome deriva da un antico toponimo che si perde nella notte dei tempi. Quasi non ci si crede dopo aver percorso stretti vicoli, oltrepassato un simulacro di cantiere ed essere approdati a una anonima corte impreziosita o, meglio, resa verace, da inserti di pietra locale, sotto una pergola che recava scritte poetiche bilingui – che presto saranno ripristinate - in gesso sui muri. L’impatto è del tutto casalingo anche negli interni. Casalingo, in senso filologico, anche il servizio e mentre l’offerta è di qualità: un buon pane che non è così facile da trovare (in arrivo dalla panetteria locale cui vengono offerte le materie prime), pancetta, salame, ossocollo, lardo e ombolo (da maiali allevati a Rupingrande), sottaceti, originali peperoni con la cipolla. Da bere, un interessante Refosco e, vera chicca, uno Prosecco prodotto con il metodo ancestrale Prosekar. Le uve vengono prodotte sul costone e sul Carso.
Cambiando completamente zona, e arrivando fino a Campanelle a ridosso della pista ciclabile Cottur, ex ferrovia, ecco un’osmiza singolare per molti aspetti. Intanto per la posizione che, a detta della signora Ines che da anche il nome al locale – Ines Sfecci telefono 333 8981960 aperta dal 20 aprile al 19 maggio - è il vero valore aggiunto di questo posto. L’osmiza dell’infaticabile Ines è in aperta campagna ma la vista, una volta arrivati, si apre sul diradare di alcune vigne e sul Golfo di Muggia. La certezza, qui, è di trovare la pace e il silenzio. Per il resto, la musica è sempre la stessa
La storia dell’osmiza parla di una nascita quasi casuale, ovvero dovuta ad una sovrapproduzione di vino che altrimenti non andava consumato. Sono passati 30 anni da quando la signora Ines riuscì a convincere il marito a intraprendere l’avventura. Nei primi anni 2000, visto il successo dell’impresa, l’osmiza è stata pure ristrutturata, senza usare cemento, optando piuttosto per il legno. Il vino bianco è una Malvasia, le cui viti si trovano tutto intorno la casa; il rosso invece è un Refosco che proviene dalle produzioni del suocero della titolare Ines. Qui si servono rigorosamente solo piatti freddi, i mitici taglieri di salumi locali. Ma la signora Ines, quando la stagione lo consente, prepara delle superlative frittate di erbe raccolte nei campi intorno ala proprietà. Purtroppo, non c’è verso di scucirle la ricetta: si sa solo che usa molte uova, niente farina o pangrattato (“che servono solo per farle rendere di più, ma il sapore è diverso!”). Gli avventori qui si possono anche comprare frutta di stagione, albicocche e ciliegie par siano irrinunciabili, come le verdure dell’orto, con radicchio e salatina da consumare sul posto oppure tegoline e piselli che si possono prendere “per asporto”.
Fuori dal coro, la Kantineta Cacovich a Longera telefono 3456071727, che apre eccezionalmente nei mesi invernali (considerando che la maggioranza delle altre osmize sfrutta i mesi della primavera e dell’estate) e inserita a buon diritto nel novero delle chicche carsoline perché è proprio particolare. È retta da Dimitri, vent’anni appena, che ha raccolto l’eredità del padre Igor il quale aveva ristrutturato la cantina del 1600 nel piano interrato, e deciso di suggellare il sogno di aprire l’osmiza nella casa di famiglia sistemando le tre sale interne, con travi a vista e una calda stufa, più il piccolo cortile esterno.
Finita la scuola, Dimitri è diventato agricoltore, viticoltore e pure apicoltore, dal momento che possiede 45 alveari dai quali produce il miele di marasca, acacia, tiglio e millefiori. La maggior parte delle viti sono coltivate proprio in quella zona, che i residenti chiamano “narjoušna” per il caratteristico suolo in terra rossa, lo stesso nome dell’uvaggio rosso imbottigliato. Sempre in vetro qui si trovano ben sette tipi di uvaggi. Ovviamente presenti all’appello anche le soluzioni sfuse di bianco e rosso. Un’altra particolarità è che nei taglieri di salumi qui si trova anche lo speck. Ottimi i formaggi, latteria fresco e stagionato alle olive, al peperoncino e alle noci servito con il miele di casa. Menzione speciale per le verdure, se disponibili di stagione, oppure sott’olio e sott’aceto. A proposito di menzioni, non potendo elencare tutti gli scrigni di prelibatezze che si possono trovare andando per frasche – e anche per lasciare ai lettori il piacere della scoperta – non si possono tralasciare in questo elenco due osmize che si distinguono per la particolarità di alcuni prodotti che vengono offerti agli ospiti. L’osmiza Paolo Parovel che si trova in Caresana a San Dorligo della valle, aperta dal 12 al 28 aprile telefono 3397800742, è particolare perché vi si trovano le uova prodotte dalle galline scorrazzanti nei dintorni ma, soprattutto, si possono gustare anche le ben più particolari uova di anatra. A integrare l’offerta gastronomica le olive bianchera, da cui si ricava pure l’olio prodotto in Carso e le ottime marmellate della signora Barbara. Last but not least l’Osmiza Nadlišek Margaret in via del Castelliere, telefono 3356067594, dove tutti i salumi provengono da maiali allevati dal marito di Margaret, Boris, che produce anche lardo arrotolato, che è una specialità quasi introvabile. —
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