Loser: «Stagione a bassa crescita, dobbiamo abituarci»
MILANO. «Dobbiamo abituarci a convivere, per una stagione che non sarà breve, con un ambiente monetario a tassi nulli o negativi e a crescita economica debole. Uno scenario complesso per tutti e in particolareper il business delle banche, ma che non avrà risvolti drammatici». A lanciare un messaggio tranquillizzante, seppure improntato alla massima cautela, destinato ai piccoli risparmiatori è Ugo Loser, top manager triestino alla guida di Arca Sgr, una delle principali realtà nel campo del risparmio gestito in Italia, posseduta da 12 banche Popolari con 28 miliardi di risparmio in gestione.
Le banche continuano a affondare in Borsa. C'è il rischio di collasso sistemico?
I casi di cronaca giudiziaria legati a malversazioni nel settore del credito e il clamore mediatico del crollo dei titoli bancari sui listini spaventano i risparmiatori. Ma non è corretto, come fa qualcuno, lanciare eccessivi allarmi. I problemi delle banche sono ben noti e ben presidiati dalle autorità di vigilanza. La discesa dei titoli azionari è un fenomeno legato a due fattori: le banche soffrono l'ambiente monetario in cui devono operare, ovvero con tassi di interesse nulli o negativi, e sono appesantite da quei crediti deteriorati frutto della lunga crisi economica. Un qualsiasi libro di economia pubblicato 5 anni fa avrebbe ritenuto impensabile il verificarsi di questo scenario.
E invece?
Invece la bassa crescita economica e le tensioni sui debiti sovrani hanno indotto le banche centrali a produrre politiche monetarie espansive iniettando liquidità sui mercati. Ora i debiti pubblici dei paesi a rischio, come quelli del sud Europa, Italia inclusa, sono sotto controllo. Ma l'alleggerimento monetario, che avrà una lunga vita, costringe il credito a lavorare su tassi di intermediazione negativi. Un fatto non di poco conto visto che si tratta del core business bancario. Bassi tassi e bassa crescita economica hanno reso le banche molto fragili sui mercati, già indebolite dai crediti incagliati e deteriorati che hanno in pancia. E gli investitori si rendono conto che detenere azioni delle banche in questo contesto non è un investimento redditizio.
Correntisti e azionisti devono preoccuparsi?
Il crollo delle azioni bancarie non mette a rischio i depositi. E anche in caso di fallimento di un istituto, l'attuale normativa prevede che i conti correnti siano garantiti fino a 100mila euro. Alcuni critici sostengono che la garanzia del fondo di tutela non sarebbe sufficiente a coprire fallimenti di un certo peso. Credo che questi messaggi siano davvero irresponsabili: alimentano una spirale negativa in un momento in cui il credito fa già fatica finanziarsi e fare utili.
E i piccoli azionisti?
È sempre difficile dare consigli generalizzati. Perché bisogna discriminare tra banca e banca. Tuttavia è bene tener presente che i valori molto bassi su cui viaggiano i titoli del credito non necessariamente rappresentano un buon affare per il piccolo risparmiatore. Perché non è detto che domani faranno un rimbalzo significativo. Perciò sarei abbastanza cauto nel dire che a breve e medio termine c'è una possibilità di guadagno nell'acquistare azioni che oggi sono molto depresse. Per chi è già un azionista e magari ha visto il proprio portafoglio svalutarsi, vendere oggi in mezzo a una crisi non è una grande idea. In ogni caso la parola chiave per il piccolo risparmiatore è diversificazione degli investimenti, non solo sui nomi dei titoli ma soprattutto sulle asset class. Nello scenario in cui ci muoviamo, investire significa prendersi dei rischi. O ci si accontenta di titoli di stato a tassi zero o negativo, quindi a rendita nulla o con perdita assicurata, oppure si prova a costruire portafoglio articolato.
Intravede qualche spiraglio alla crisi del credito?
Le soluzioni ai problemi del settore sono state tutte messe in cantiere. Dal 2014 gli stress test bancari hanno imposto pesanti aumenti di capitale che sono stati fatti. E le ultime valutazioni dell'Autorità bancaria europea hanno sostanzialmente promosso i nostri istituti di credito. Inoltre in Italia è stato lanciato il fondo Atlante che si occuperà di acquistare gli Npl, creando così un mercato di questi crediti deteriorati che oggi non esiste e penalizza molto gli istituti di credito La questione degli Npl è un altro macigno che pesa sui bilanci delle banche. E questo per due ordini di motivi: la lunga crisi economica ha causato fallimenti aziendali e il nostro sistema di riscossione è molto lento e dai tempi incerti. Ma non illudiamoci che tornerà presto il sereno sui mercati, anche se grandi nubi all'orizzonte non ci sono. Dobbiamo abituarci a una stagione a bassa crescita globale e a bassi tassi di interesse. I segnali dell'economia globale non sono incoraggianti, ma neppure sono catastrofici. La Brexit, di fatto, nonostante i ripetuti allarmi è stata ignorata dai mercati e se avrà un costo non sarà uno tsunami per il sistema finanziario.
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