L’orgoglio di mamma Silva per la sua Elisa «Ha stregato tutti, ora l’aspetto alla festa»

La signora Toffoli racconta l’ansia per Sanremo preparando il piatto preferito della figlia: risotto con le luganighe 
Tiziana Carpinelli

La Storia



È emozionante vedere Silva Toffoli “spignattare” nella sua cucina, alla prese con un piatto di risottino in bianco con la luganiga. Come allarga il sorriso, in un attimo il riverbero del volto di Elisa splende tra i fornelli. La stessa risata argentina riecheggia nella stanza, che come la canzone di un altro monfalconese eccellente, non ha più pareti, ma alberi, alberi infiniti. Perché dietro una splendida rosa c’è un giardiniere attento che l’ha curata, nutrita, amata. E così anche dietro il talento di una figlia, c’è una mamma attenta, che non ha tarpato le ali, bensì spronato, accudito, protetto. Questo ha fatto pure Silvia Toffoli, la mamma della cantante Elisa. Che la scorsa settimana, dalla sua casa al primo piano di un condominio immenso nel verde, ha seguito – proprio come tanti monfalconesi incollata alla tivù – la figlia al festival di Sanremo.

Elisa, dice, «c’è tornata quando se l’è sentita». Quando aveva qualcosa da dire. E l’ha trovato in giorni difficili per l’umanità, sbalestrati dal Covid-19. Lanciando il cuore oltre l’ostacolo. Letteralmente. «Lei è una cantante di cuore – ripete infatti mamma Silva, conosciuta in città per aver condotto un salone di successo –: è una generosa e se fa qualcosa, lo fa perché ci crede lei in primis. Quindi è partita per l’avventura. Tranquilla». «Tra virgolette – aggiunge subito dopo –, perché c’è sempre ansia».

Una professionista serissima, Elisa. «È una che si prepara molto e lavora tanto», spiega chi l’ha data alla luce. Per questo mamma Silva è stata felice dei consensi raccolti, soprattutto tra gli esperti di settore: i professionisti della musica, l’orchestra, i maestri, i giornalisti specializzati. «Non m’importa il primo, secondo, terzo, quarto, quinto posto – sottolinea –, come del resto non interessa a lei, che non mira a quello, bensì a essere capita in ciò che vuole trasmettere. E questo le è stato riconosciuto da tutti». Una scossa, comunque, vederla scendere nella nuvola di candido chiffon dalle fatidiche scale dell’Ariston. Trepidazione e comprensibile batticuore. Cuore di mamma. «È andata abbastanza bene con l’Ansiolin, visto che ho 77 anni!», scherza Silva, per inclinazione caratteriale portata alla battuta. «Quando la sento cantare e la vedo, capisco tutto. Del resto, l’ho messa al mondo – spiega –. Guardandola in tv, mi sono sentita tranquilla: era proprio ciò che lei voleva fare e io, già dalla prima puntata, avevo colto che c’era riuscita». Negli intenti, nel messaggio da infondere. Nella difficile arte di stregare il pubblico, di trovarsi all’unisono con la platea. Un incantesimo musicale.

«E sono orgogliosissima – sempre mamma Toffoli – di quello che è. Perché è semplice, pura, vera e piace». E qui l’amore trova parole che in dialetto vengono meglio: «E ciò, tuta la Bisiacaria xe contenta de sta roba!». «Certo, è un onore – continua –, ma poi lei è così: domani andrà a fare la spesa al supermercato, non cambierà niente. Lo ha anche detto in tv, che domani ricomincerà con le lavatrici, i figli, la scuola, lo skateboard e a portarli di qua e di là». «Secondo il mio punto di vista, da mamma, alle spalle ci deve essere sempre una famiglia unita – riflette – e con questo mondo che abbiamo il messaggio da dare ai ragazzi e soprattutto ai genitori di nuova generazione è di tenere unita la famiglia». E assecondare i sogni. «Sicuro – ammette – mi son presa quest’impegno quando Elisa aveva 16 anni ed è volata in America: ho firmato io, per consentirlo. E oggi lei mi dice “Mamma, come hai fatto? Io non so se ci riuscirei”. Però bisogna farli sognare, i figli, altrimenti è finita».

Silva spegne il fuoco della pentola, per non far bruciare il risotto, che poi è anche la pietanza preferita di Elisa. «Lei ne mangia tre, di piatti», ride la mamma. Con il pensiero già alla festa che si farà per il grande ritorno. Qualcosa di «semplice, in casa», prefigura. «Vent’anni fa fu una festa da matti – ricorda – perché siamo fatti così: ci piace stare in mezzo alla gente nostrana e vera. Per noi questo è tutto e soprattutto per lei». Con la «tribù» di Elisa, «ragazzi in gamba che fanno ben sperare per il futuro: dobbiamo credere in loro». «Oggi sento un’emozione più grande, dopo la tensione per Elisa – termina –: la sto aspettando anch’io, per guardarla finalmente negli occhi». Per rivedere la rosa che ha illuminato il suo giardino. —



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