L’opposizione attacca: «Tram di Opicina, che vergogna»

Laterza (Adesso Trieste): «Il Comune finge di non sapere». Governa (Azione): «La città vede la paralisi dei cantieri»
Il tram di Opicina affronta la salita dopo piazza Casali Foto Lasorte
Il tram di Opicina affronta la salita dopo piazza Casali Foto Lasorte

TRIESTE Sulla giunta Dipiazza piovono nuove critiche del centrosinistra dopo l’emergere della necessità di ulteriori interventi per rimettere in moto il Tram di Opicina.

Per il capogruppo di Adesso Trieste Riccardo Laterza, «l’atteggiamento del sindaco Dipiazza e dell’assessore Lodi è vergognoso. Si lamentano di lavori aggiuntivi facendo finta di non sapere che il Piano triennale delle opere pubbliche del Comune già oggi ne prevede tre, di cui uno di manutenzione straordinaria alla linea aerea datato 2020 e mai avviato.

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Nelle foto di Andrea Lasorte il tram in via Commerciale

Questo significa che, anche se i lavori dovessero iniziare entro fine anno, sarebbero in ritardo di ben 4 anni. Ora il sindaco vorrebbe andare in Procura per denunciare una non meglio precisata irregolarità avvenuta nell’ambito dei lavori di una Commissione della quale, è utile ricordarlo, fa parte anche il Comune oltre a Trieste Trasporti: se ha notizie di reato lo faccia veramente, altrimenti si tratta dell’ennesimo, pessimo bluff. Il tentativo patetico di addossare colpe alla “burocrazia romana” – conclude Laterza – non è sufficiente a nascondere le gravi responsabilità di un’Amministrazione per la quale, a questo punto, si può legittimamente dubitare della volontà politica di far ripartire il tram».

Sul tema interviene anche Azione, con il segretario provinciale Arturo Governa, che parla di «farsa non più tollerabile. È ormai chiaro a tutti che sul Tram il Comune non ha più benzina per alimentare la traballante macchina di propaganda messa in piedi in questi anni per nascondere le cause dei ritardi e le evidenti carenze. Sono mesi che il Comune sta provando a scaricare le responsabilità su altri e adesso è il turno di Ansfisa. È evidente che siamo di fronte ad un tentativo scomposto di liberarsi delle proprie responsabilità. La minaccia di andare in Procura è l’ultimo gradino di una scalinata di scuse che di gradini non ne ha più.

Denunciare chi? La “burocrazia romana”? Ansfisa? Il ministero dei Trasporti? In questi mesi, anziché perdere tempo a minacciare denunce, ci si sarebbe dovuti muovere con maggiore concretezza. Era necessario e lo è ancora di più oggi, alzare il livello di interlocuzione istituzionale attivando canali ministeriali per far comprendere che la tramvia a Trieste ha caratteri specifici e che il tempo trascorso impone un’accelerazione che chiarisca definitivamente cosa serve per far ripartire il tram, senza nascondersi dietro l’arroganza delle minacce. I cittadini hanno occhi per vedere la paralisi che blocca questo e altri cantieri, e orecchie ormai stanche di ascoltare favole».

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