«Lontana da case e uffici, capiente e già pronta»: i perché del “sì” alla nave Covid

Spunta la relazione del dg Asugi Poggiana che giustifica il ricorso al traghetto. Ma la firma tra Regione e Gnv ancora non c’è. E lievita il fronte dei contrari. A questo punto non è escluso che la giunta opti per le due strutture già individuate in Friuli
Il direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano-Isontina Antonio Poggiana con il vicegovernatore della Regione con delega alla Salute Riccardo Riccardi
Il direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano-Isontina Antonio Poggiana con il vicegovernatore della Regione con delega alla Salute Riccardo Riccardi

TRIESTE. Ancora un rinvio sulla firma del contratto che la Regione e la società armatrice Gnv - Grandi navi veloci devono stipulare per dare il via libera all’arrivo a Trieste del traghetto ospedale Allegra. La giunta Fedriga vacilla davanti alle opposizioni che crescono in un pezzo del centrodestra giuliano e da Msc (controllante di Gnv) filtra sconcerto per una trattativa che va avanti da più di quattro settimane. Il vicepresidente Riccardo Riccardi non ha però più tempo e dovrà chiudere o virare su un’alternativa, anche se la relazione con cui l’Azienda sanitaria ha chiesto il noleggio della nave Covid non contiene piani B.

Il documento dell’Asugi è rimasto riservato fino a oggi ed è quello cui il governatore Massimiliano Fedriga e il suo vice Riccardi si richiamano per giustificare la necessità di ospitare 168 anziani positivi al coronavirus sull’imbarcazione che solitamente compie il collegamento notturno tra Genova e Olbia. Frutto di un’équipe tecnico-scientifica, è stato detto, anche se il testo risulta firmato dal solo direttore generale Antonio Poggiana, secondo cui il traghetto è oggi l’unica scelta percorribile, perché Gnv assicura «disponibilità di utilizzo in tempi strettissimi (entro il mese di aprile)».

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Ma ormai siamo a maggio inoltrato e nulla si muove, con Gnv che anche ieri ha fatto sapere che il contratto non è ancora firmato. Aspettano trecento ospiti delle case di riposo triestine, che il piano dell’Asugi prevede di trasferire in parte sulla nave (i positivi) e in parte in residenze private (le persone in via di guarigione o con tamponi incerti), per ottenere l’isolamento degli utenti che invece risultano negativi.

Ma perché l’Asugi ha scelto l’opzione della nave? Il processo decisionale lo spiega Poggiana nel suo resoconto, da cui lo stesso Riccardi si è di fatto dissociato, quando nei giorni scorsi ha affermato di essersi limitato ad appoggiare la richiesta dei tecnici, anche se questa «non mi convince».

Il direttore generale comincia sottolineando che per le case di riposo l’Azienda ha «redatto e implementato un apposito piano dal 27.3.2020: le azioni previste sono state successivamente integrate da una riorganizzazione dell’offerta di posti letto di degenza ordinaria sia presso l’ospedale Maggiore sia presso le case di cura private accreditate», mentre «con comunicazione 14.4.2020 è stata trasmessa a tutti gli enti gestori delle residenze una nota recante disposizioni in merito alle modalità con cui condurre il monitoraggio dell’emergenza e il Piano aziendale», diramato dunque a metà aprile.

La relazione ricorda poi che il 24 aprile i Nas dei Carabinieri hanno comunicato all’Azienda la necessità di «trasferimento immediato di tutti gli ospiti dalle strutture e almeno quelli sospetti o positivi». Poggiana evidenzia al proposito che a Trieste «numerose residenze sono strutturalmente inadeguate all’isolamento e organizzativamente precarie» per garantire l’isolamento dei negativi e per gestire l’infezione da coronavirus e le patologie preesistenti degli ospiti. «Sulla base dei risultati delle ultime campagne di tamponi – continua il direttore – è stato stimato un fabbisogno di 160-180 posti letto per sei mesi» per il trasferimento degli ammalati, ma la struttura deve «essere disponibile in tempi strettissimi e un tanto risulta essenziale vista la situazione».

E qui arriva la nave. L’Azienda «ha cercato tutte le opzioni possibili sia all’interno dei presidi ospedalieri sia nel territorio cittadino», ma la ricerca «ha dato esito negativo, per la necessità di interventi strutturali onerosi, ma soprattutto incompatibili con le esigenze di urgenza». L’Asugi ha allora preso contatto «con Gnv, Federalberghi Trieste e Rsa Mademar, Igea e Casa Verde». Stando alla relazione, «Federalberghi ha purtroppo manifestato il non interesse a partecipare, per l’onerosità anche economica degli interventi e in considerazione dei tempi ristretti». Accordi si sono trovati invece con le tre residenze, ma «si ritiene che vengano utilizzate per gli ospiti Covid Free e Covid Incerti».

Ecco allora che «si ritiene che la nave Allegra risponda a tutti i requisiti individuati per ospitare i pazienti Covid: capienza, disponibilità di utilizzo in tempi strettissimi (entro il mese di aprile), percorsi sicuri con compartimentazione in base ai livelli assistenziali, totalmente isolata da contesti abitativi e lavorativi».

«Lo scrivente – conclude Poggiana – non può non significare che continuano a sussistere necessità indifferibili e urgenti», ma la firma del contratto fra Regione e Gnv viene rinviata ancora, mentre la società armatrice è infastidita dai tentennamenti della giunta Fedriga e preoccupata dal montare della contrarietà dell’opinione pubblica locale.

Trieste aspetta di sapere che ne sarà dei suoi anziani ammalati e non è escluso che ora Riccardi rompa gli indugi e opti per il trasferimento dei positivi in due strutture già individuate in provincia di Udine. Venerdì i vertici dell’Azienda sanitaria saranno auditi dalla Terza commissione del Consiglio regionale proprio sulla nave ospedale, come chiesto dalle opposizioni. «Non ci saranno il direttore generale Poggiana – si rammarica il dem Roberto Cosolini – e la direttrice sanitaria Adele Maggiore, ma solo la responsabile dei servizi sociosantiari. Fa specie che non vengano le due figure indicate da Riccardi come i tecnici che hanno assunto la decisione».


 

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