Lonely Planet e Le Monde accendono i fari su Trieste e il suo fascino insolito

La "bibbia" del turismo inserisce la città tra le mete italiane da visitare. La testata francese ne celebra il suggestivo legame con il caffè

TRIESTE Trieste si prepara a entrare nel club delle destinazioni turistiche più gettonate d’Italia. Lo certifica la “bibbia” dei viaggiatori di tutto il mondo, la celeberrima Lonely Planet, che a chiunque è capitato di mettersi in tasca prima di intraprendere un viaggio. In un corposo articolo della giornalista britannica Paula Hardy si decantano le migliori caratteristiche di Trieste come città poliglotta e multiculturale nel Nordest del Paese, si mette in rilievo il suo essere capitale della scienza, se ne descrivono gli eleganti viali e piazze e la sua architettura “imperiale”, si spiegano le influenze austriache e slovene sull’enogastronomia, si elencano le attrattive nel raggio di pochi chilometri dal capoluogo che potrebbero indurre molti a rimanere più a lungo di quanto pianificato, conclude l’autrice. Se solo una parte dei lettori della guida viaggi le desse retta, sarebbe un gran gol per le realtà attive nella promozione della città - a partire dall’agenzia regionale PromoTurismoFvg, molto attiva nella “caccia” alla visibilità per Trieste-, anche perché uno degli obiettivi di marketing è da sempre svincolarsi dal concetto di città da prendere in esame solo come meta short break.

Pur con comprensibili semplificazioni, questi articoli fungono da autorevole cassa di risonanza. Così come è successo per il quotidiano francese Le Monde, il più popolare nel Paese d’Oltralpe, che definisce Trieste, nel titolo di un articolo a lei dedicato e focalizzato sul caffè, “la città che profuma di arabica” («sarà per i 2,5 milioni di sacchi di caffè provenienti da tutto il mondo che ogni anno si riversano sui moli»), ed è “alimentata” dalla caffeina. Per Margherita Nasi che firma l’articolo, ogni triestino consuma non meno di 10 chili di caffè tutto l'anno, il doppio della media nazionale. Si citano anche Claudio Magris, lo scrittore che trova rifugio al caffè San Marco e il vocabolario tutto triestino per ordinare il caffè.

Le luci della ribalta, per Trieste, sono ancora accese. In questi giorni si aggira per l’altopiano e per le asburgiche vie cittadine anche un reporter di primo piano del New York Times, accompagnato da un fotografo del National Geographic. —




 

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