L’onda lunga della via balcanica. Serracchiani: «Da vedere se passeranno di qui»

La presidente della Regione: mai così tanti i minori non accompagnati, a oggi in Fvg situazione gestibile. Gianni Torrenti: improbabile che venga scelto questo confine. A Trieste superati i 190 profughi senza sistemazione
Migranti al confine tra Macedonia e Grecia
Migranti al confine tra Macedonia e Grecia

TRIESTE. C’è un numero sempre maggiore di persone disperate che transitano lungo la via dei Balcani. Una rotta che «porta direttamente nei Paesi del Nord Europa», quelli cui punta buona parte dei profughi. Ma se per raggiungere l’Unione europea sarà il nostro, quello del Friuli Venezia Giulia, il confine da cui arriveranno, «sarà tutto da vedere». Debora Serracchiani risponde così, a margine di un evento Expo a Milano, a chi le chiede un commento sull'accoglienza agli immigrati in Friuli Venezia Giulia e sul possibile aumento dei flussi dai Balcani. Non aggiunge altro sul tema Serracchiani, ricordando però che quello della rotta balcanica non è tema sottostimato da Roma: dal governo c’è stato «un riconoscimento» di questo fronte, anche se si tratta di un flusso «a giorni alterni»: la nostra regione «non riceve più» persone dal Sud Italia.

Ungheria, la polizia usa i lacrimogeni contro i migranti
Profughi accampati ai confini con l'Ungheria

Il punto, aggiunge Serracchiani, è questo: il Fvg si sta impegnando e riesce «in questo momento a gestire un tema estremamente complesso». «La situazione, per quanto complicata e difficile, non è quella che viene descritta». Una delle emergenze è quella dei minori non accompagnati: «Ne abbiamo un numero estremamente alto, più di quanti non ne siano mai arrivati. Ma ci sono anche centri di accoglienza che li assistono». E c’è poi la questione dell’accoglienza diffusa su cui «stiamo spingendo: piccoli gruppi di migranti ma in tanti Comuni». Sono 40 quelli che li accolgono, «e altri 20 se ne aggiungeranno nelle prossime settimane». L'obiettivo «è coprire tutti i 216 Comuni del Friuli, e molti hanno già una convenzione con la Regione affinché questi migranti possano restituire l'ospitalità attraverso lavori per la comunità».

L’afflusso comunque continua (l’altra notte nove pakistani sono stati rintracciati dalla Polstrada nei pressi di Tarvisio, lungo l'autostrada). A oggi, riferisce l’assessore regionale all’immigrazione Gianni Torrenti, «sono circa 2400 i migranti in regione, al di fuori del sistema Sprar e oltre ai circa 500 minori»; migranti di cui circa 300 - fra Gorizia e Trieste - senza una sistemazione. Anche gli ultimi arrivi via mare dal Sud hanno rallentato i trasferimenti in altre regioni, «ma se ne saranno trasferiti 400-500 potremo anche riavere dei posti liberi». La prossima settimana Torrenti terrà delle riunioni con i prefetti. Ma l’assessore non crede che l’emergenza balcanica si tradurrà in afflussi massicci: «La preferenza resta quella per l’Ungheria, sarebbe più complicato raggiungere la Croazia e da lì dovere oltrepassare un ulteriore confine, quello con la Slovenia. Un cambiamento nelle rotte insomma non è così automatico, possiamo stimare che solo lo 0,5% di transiti lungo la via balcanica arrivi in Italia. Anche se è ovvio che l’aumento di flussi si traduca in aumento di arrivi in regione». Le prefetture, dice ancora Torrenti, danno un incremento di 200 presenze in Fvg dall’inizio del mese.

Diurovic: «Pochi vogliono restare in Serbia, il loro sogno è l’Europa»
Gruppi di migranti sul confine tra Serbia e Macedonia

Intanto, a Trieste a oggi ci sono 752 richiedenti asilo - «dovremmo averne 490» - cui si aggiungono i 119 inseriti nello Sprar e i quasi 60 minori non accompagnati. Così dice l’assessore comunale Laura Famulari. Le strutture nel capoluogo regionale sono sature da tempo. I migranti senza un tetto erano 192 martedì, e 184 ieri: «I numeri più alti mai raggiunti». Molti dormono al Silos, anche se - precisa il presidente dell’Ics Gianfranco Schiavone - hanno assistenza sanitaria, fruiscono del centro diurno di via Udine dove e possono restare durante il giorno, e hanno accesso alle docce comunali. Schiavone riconosce che al Silos la situazione è peggiorata negli ultimi giorni, «a causa dell'eccessiva lentezza dei trasferimenti (che comunque ci sono tutti i giorni) verso altre città della regione e del resto d'Italia che è conseguenza diretta - attacca - della feroce opposizione che gruppi e movimenti politici di estrema destra attuano nelle diverse città, e in particolare in Veneto e Lombardia».

Intanto, mentre la Lega continua a cavalcare l’emergenza (il deputato leghista Max Fedriga, esortando Serracchiani a schierarsi «dalla parte dei cittadini», chiede di «bloccare i confini e ripristinare i Cie per non far circolare liberamente i clandestini» mentre la consigliera regionale leghista Barbara Zilli sottolinea che «i nostri appelli» sinora sono rimasti «inascoltati») Famulari annota che «il quadro generale ci tiene allertati», tanto che «in vista di un possibile inasprirsi dell’emergenza assieme alla Prefettura stiamo cercando nuovi appartamenti e ulteriori strutture». (p.b.)

Riproduzione riservata © Il Piccolo