L’oleodotto Siot “riemerge” dopo cinquant’anni
TRIESTE Sono iniziati i lavori di rilocazione fuori terra di circa cento metri di tubazioni dell’oleodotto del gruppo Tal-Siot nel piazzale Porto Petroli. Si tratta di un intervento necessario a rendere più facili le ispezioni delle linee di collegamento tra il Terminal marino e il Parco serbatoi di San Dorligo della Valle. Attualmente interrate, le condutture, quattro tubi da 36”, saranno portate in luce, mentre le tubazioni oggi esistenti saranno utilizzate, in caso di necessità, come drenaggio di sicurezza. L’intervento rientra in un piano complessivo di spesa di tre milioni di euro stanziati dal gruppo Tal-Siot con lo scopo di migliorare ulteriormente la sicurezza dell’impianto.
«Si tratta di un’opera molto importante - spiega la Tal-Siot - ai fini di una modernizzazione del sistema, e per una più sicura ed efficiente manutenzione». Per la manutenzione degli impianti in Italia il gruppo Tal investe una media di 20 milioni euro l’anno, mentre il valore degli investimenti si assesta su ulteriori 12 milioni di euro l’anno. Si tratta di interventi e progetti il cui scopo è di rendere massima la sicurezza dell’oleodotto, controllando lungo il tracciato lo stato delle tubazioni e di tutti gli impianti a esso collegati a esso. La manutenzione riguarda tutte le parti di cui si compone l’infrastruttura, dal Terminal marino alle linee di trasferimento del greggio, al Parco serbatoi di San Dorligo, all’oleodotto e alle valvole e i sistemi di pompaggio.
Sono in corso anche i lavori di modernizzazione del “main manifold”, parco valvole situato nel Parco serbatoi, il cui investimento di oltre 12 milioni di euro è stato attivato con l’obiettivo di rispondere alle esigenze di sicurezza e tutela ambientale. I lavori faranno sì che il parco valvole sia posizionato in una vasca di cemento armato con una sovrastante tettoia di protezione; in tal modo sarà garantita massima accessibilità per le attività di ispezione e manutenzione.
Continuano intanto anche i lavori in via Flavia, all’altezza di Aquilinia, che riguardano l’attività di manutenzione e servono a controllare l’integrità del rivestimento delle tubazioni. Avviati dopo un complesso iter di approvazione che ha coinvolto numerose istituzioni locali, i lavori consistono in uno scavo per accedere alle linee di trasferimento del greggio che collegano il Terminale marino al Parco serbatoi e in una serie di attività aggiuntive come il rifacimento della recinzione a protezione dei tubi e la realizzazione di ulteriori miglioramenti a beneficio della sicurezza.
Sul tema però interviene criticamente il Comitato salvaguardia del golfo di Trieste. «Dopo quasi 50 anni - scrive Giorgio Jercog a nome del Comitato - si può temere che oggi ci possano essere sospetti sulla reale sicurezza della struttura. La preoccupazione cresce pensando alle emissioni di vapori dai serbatoi che appestano da anni l’aria del Comune di San Dorligo della valle - aggiunge - dovuta al risparmio della Siot, che non riusciva a farsi fare le doppie guarnizioni dei coperchi dei serbatoi di stoccaggio per i costi ritenuti esorbitanti. Cinquant’anni nella terra o a contatto dell’acqua di mare possono avere avuto qualche effetto - prosegue - e c’è da sperare che il nuovo responsabile della società sia meno risparmioso. Si pensi - conclude Jercog - al potenziale danno di uno sversamento, visto che la portata oraria delle pompe ammonta a 4mila m3 orari. In un secondo potremmo avere una fuoriuscita di 1.100 litri di greggio».
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