L’Olanda chiude i confini agli operai croati
TRIESTE. Arriva la Croazia, nell’Unione europea e Germania e Olanda alzano i primi “muri”. Dopo Berlino ora anche Amsterdam proclama una moratoria di due anni, a partire dal 1 luglio 2013, nei confronti della forza lavoro proveniente dalla Croazia. Insomma, mercato del lavoro off-limits in Germania e Olanda per gli operai (e non solo) croati. Servirà, dunque, ancora il permesso di lavoro. L’Olanda giustifica la sua scelta con il crescente numero di disoccupati nel proprio Paese. Stesse misure furono prese da diversi stati europei al momento dell’ingresso nell’Ue di Romania e Bulgaria.
Certo la Croazia, se non altro per una semplice questione di numeri, non può costituire lo stesso “rischio”. Resta comunque una sorta di principio esercitare questo diritto nei confronti delle “matricole” soprattutto se queste non hanno alle loro spalle Stati dall’economia forte. Sicuramente non “innalzeranno” alcuna moratoria nei confronti della manodopera croata la Finlandia, la Lettonia, la Lituania, la Romania, la Slovacchia e la Svezia. La presunta e neanche tanto fantasiosa emigrazione croata è presto spiegata con il regime salariale assolutamente basso. Nella graduatoria stilata da Eurostat, infatti, in Croazia un’ora di lavoro costa 6 euro. Dietro ci sono solo tre Stati: la Lettonia (5,9), la Lituania (5,5), Romania (3,8) e la Bulgaria (3,5). Il Paese europeo dove i lavoratori risultano i meglio pagati per ciascuna ora di lavoro è la Norvegia con 44,2 euro, seguita dal Belgio (39,3) e dalla Svezia (39,1). L’Italia è a centro “classifica” con 26,8 euro l’ora. La media europea è di 23,1. Dunque il costo del lavoro in Croazia è quattro volte inferiore alla media comunitaria. Ma focalizziamoci sulla prossima stella d’Europa. Qui un occupato con un alto livello d’istruzione (laureati) percepisce in media mille euro al mese. Con medio livello d’istruzione (diplomati) 800 euro al mese e un operaio specializzato 750 euro. Dal 2008, in effetti, gli stipendi sono aumentati di 100 kune 13 euro per gli operai e di 300 kune per quelli specializzati (sempre mensilmente) ma contemporaneamente è crollato il potere d’acquisto di quasi il 10%. La differenza di stipendio tra un operaio e un professore è pari a 90 euro al mese. Il potere d’acquisito ha subito un tonfo soprattutto nel 2012 quando è esplosa l’inflazione a livelli più elevati che nel resto d’Europa. Fino ad oggi in Croazia la sopravvivenza è stata garantita dalla cosiddetta “economia grigia”. C’è molto doppio lavoro in nero e poi la gente si aiuta reciprocamente, anche la capitale Zagabria nella sua periferia è ricca di orti cui attingono i cittadini dandosi un mano con la distribuzione dei prodotti all’interno dei propri stabili o dei rispettivi quartieri. Quanto potrà durare? Domanda da un milione di euro. Per intanto Olanda e Germania si attrezzano.
ManzinMauro
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