L'Ogs in Antartide svela i segreti del clima globale

TRIESTE A 400 chilometri dalla terra ferma, nel grande continente bianco: l’Antartide. A bordo della Joides Resolution, impiegata per fare perforazioni del fondo degli oceani a scopo scientifico, nel Mare di Ross, una profonda e ampia baia dell’Antartide. Per due mesi, dall’8 gennaio all’8 marzo, 31 ricercatori, provenienti da tutto il mondo e tra cui 13 donne, supportati nel lavoro da 22 tecnici e 63 membri dell’equipaggio studieranno le dinamiche glaciali, oceanografiche e geologiche che hanno caratterizzato le zone del Mare di Ross negli ultimi 20 milioni di anni, per verificare come i cambiamenti climatici abbiano impattato sul WAIS (West Antarctic Ice Sheet) e cercare di capire cosa potrebbe significare un mondo più caldo in futuro: con assenza di ghiaccio e con un livello marino globale più alto di diverse decine di metri.
Laura De Santis, geologa marina dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS è una veterana delle missioni scientifiche in Antartide, all’attivo 6 campagne, in servizio dell’ente da oltre 20 anni, coordina un programma attivo da oltre 50 anni: la missione internazionale “Iodp (international Ocean Discovery Program) Expedition 374”, insieme a Robert M. McKay, dell’Antarctic Research Centre della Victoria University of Wellington (Nuova Zelanda). Risponde alle nostre domande da questo luogo estremo ma fondamentale per la scienza tanto da far sì che che qualcuno scelga di sfidare le condizioni proibitive: «Siamo partiti dalla Nuova Zelanda e in 7 giorni abbiamo raggiunto il Mare di Ross.

La rompighiaccio Palmer ci ha scortato fino all’interno del Mare di Ross attraverso la cintura del pack. Non ci sono iceberg né ghiaccio, quindi non vediamo pinguini, ma solo qualche foca e uccelli. Il mare è calmo e ci permette di lavorare bene e in modo efficace». «Il Mare di Ross – spiega – è un’ampia piattaforma continentale che ancora conserva spessi archivi di informazioni paleoclimatiche all’interno dei sedimenti depositati durante gli avanzamenti e i ritiri delle calotte di ghiaccio avvenuti nei periodi glaciali e interglaciali». Si tratta insomma di un osservatorio privilegiato perché è altamente sensibile ai cambiamenti della temperatura e circolazione dell’oceano e dell’atmosfera, un luogo chiave per indagare su come la più grande coltre di ghiaccio del pianeta stia rispondendo oggi e abbia risposto in passato ai cambiamenti di temperatura sia dell’atmosfera che dell’oceano e quindi come abbia contribuito alle variazioni del livello del mare e della circolazione marina globale.
«La nave è operativa 24 ore al giorno, non ci sono interruzioni nell’attività di ricerca – racconta De Santis – ogni giorno da mezzanotte a mezzogiorno (sulla nave hanno adottato l’ora neozelandese, quindi ci sono 12 ore di differenza con l’Italia, ndr) svolgo la mia attività di ricerca e di supervisione del gruppo».
La Joides Resolution è dotata di strumenti avanzati di perforazione: i ricercatori realizzeranno 6 pozzi di 700-800 metri di profondità, in punti accuratamente selezionati. «Grazie alle perforazioni – spiega De Santis che da oltre 20 anni si occupa di ricerche paleoclimatiche in Antartide – verranno recuperate delle carote, ossia cilindri di 10 centimetri di roccia, che verranno poi studiati da petrografi, paleontologi, chimici, geofisici, Si tratta di esperimenti costosi che vengono effettuati in Antartide in media ogni 10 anni». L’importanza di recuperare record climatici nelle zone prossime alla calotta glaciale rende questa spedizione unica: gli scienziati a bordo descriveranno di cosa sono fatti i sedimenti, identificando i fossili e i minerali per capire quando e dove si sono formati i sedimenti, per ricavare informazioni sui meccanismi che regolano le interazioni tra oceano e calotta di ghiaccio».
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