«Locali di Trieste uniti contro la truffa del Bordeaux»

Il titolare dell’osteria Alla Voliga, una delle vittime della banda: «Dobbiamo denunciare senza paura»
Lasorte Trieste 12/05/18 - Via della Fornace, Osteria di Mare alla Voliga, Robi Surian
Lasorte Trieste 12/05/18 - Via della Fornace, Osteria di Mare alla Voliga, Robi Surian

TRIESTE «Sono qui da quarant’anni, e non mi faccio prendere in giro da nessuno». Basta guardare negli occhi Roberto Surian per un secondo per capire che non pronuncia queste parole tanto per scherzare. Il titolare dell’Osteria Alla Voliga, storico locale di via della Fornace sotto San Giusto, è uno dei quattro esercenti triestini vittime della banda del Bordeaux. E ora intende muoversi su due canali: da un lato ha deciso di fare denuncia ai carabinieri di via dell’Istria, dall’altro si appella alle categorie nazionali dei ristoratori perché facciano sentire la loro voce per fermare i truffatori e per sostenere chi ha la forza di ricorrere alle vie legali.

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Signor Surian, a lei com’è andata?

Una donna mi ha chiamato un mercoledì mattina prenotando una cena per otto persone per il giorno successivo. Mi ha raccontato di avere un genitore anziano che compiva gli anni, e che lei e la madre volevano regalargli due confezioni di vino. Io in quarant’anni non ho mai lavorato con vini pregiati, perché questa è un’osteria e ci tengo che così resti: le ho detto che non tratto queste cose. Ma lei me l’ha chiesto come una cortesia personale.

Era molto convincente, quindi.

Era gentilissima. Sanno toccare tutti i nervi giusti di un ristoratore, vien quasi da pensare che siano ex colleghi. La donna mi ha dato il numero del “fornitore”. Questo mi ha detto che queste cassette di vino costavano 290 euro a cassa, aggiungendo però che avevo l’obbligo contrattuale di venderlo come minimo a 370. Un particolare astuto, che serviva a rendere più credibile la storia. Ho richiamato la signora e le ho spiegato tutto. Lei mi ha detto che le stavo facendo una cortesia enorme. Mi ha raccontato addirittura che se io non l’avessi aiutata, sarebbe dovuta andare a Verona a comprare questo vino, perché normalmente non viene venduto a singoli privati. Così facendo, diceva, le avevo risparmiato il viaggio e le consentivo anche di comprarlo a un prezzo inferiore.

E a quel punto?

Ho chiamato il “fornitore” dicendogli che l’affare era fatto e che avrei venduto il vino a 370. Lui mi ha risposto che a quel prezzo era regalato e che avrei potuto anche alzarlo, ma io gli ho risposto che per me sarebbe stato come rubare. A quel punto gli ho dato tutti i miei dati, dicendo che mi serviva far fattura. Lui mi ha detto che la prima fornitura andava fatta in contanti e io gli ho detto che andava bene.

E poi cos’è successo?

All’inizio il “fornitore” ha detto che sarebbe stato difficile trovare il vino in così poco tempo, poi però ha assicurato che ce l’avrebbero fatta. Quindi, nel pieno del nostro lavoro, arriva un “corriere” con due cassette di vino e la fattura. Io gli faccio notare che manca l’intestazione e lui la compila. Guardo al volo e pago 580 euro. Poi a fine giornata mi viene un dubbio, perché i conti non battono. Richiamo il “fornitore”, ed è sparito. Richiamo la signora. Sparita anche lei nel nulla. Guardo su internet e scopro che il fornitore non esiste.

Ha sporto denuncia?

Sì, dai carabinieri di via dell’Istria. Sono qui da quarant’anni, nessuno mi ha mai preso in giro e ho sempre lavorato onestamente. Non mollerò neanche stavolta: so che sono dei truffatori e magari finirà nel nulla, ma io non desisto. Tanti altri in Italia hanno denunciato. Visto che la cosa va avanti a macchia di leopardo in tutto il Paese, auspico che le nostre associazioni di categoria a livello nazionale ci difendano. Se vorranno aiutarci con le spese legali che lo facciano, altrimenti me le accollerò io. Nessun problema. Se i miei colleghi triestini vorranno denunciare anche loro, ne sarò lieto, se no bene lo stesso. Non so se qualcuno ha paura. Io sono cresciuto fra Ponziana, Chiarbola e San Giacomo e, di paura, non ne ho.

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