Lo yacht del maresciallo Tito finisce in affitto

Degli anni d’oro, delle traversate a tutta forza in Adriatico e oltre, non rimane molto. Tracce di colore sulle fiancate, qualche arredo d’epoca all’interno, legni rosi dai tarli, moquette consunta. E tanta ruggine, che continua a divorarsi lo scafo e i motori, ma non a spegnere il fascino di una nave storica. Nave, il “Galeb”, quello che fu lo yacht presidenziale di Tito, che potrebbe tornare nel giro di qualche anno agli antichi splendori. Così hanno deciso le autorità di Fiume, che hanno l’onore ma anche la responsabilità di ospitare la gloriosa imbarcazione, dopo averla acquistata nel 2009. Autorità che, valutate varie opzioni, hanno stabilito di lanciare a settembre – dopo che annunci in questo senso erano già arrivati a fine 2013 - una gara per dare in concessione 3.500 metri quadri dei 4mila disponibili sull’imbarcazione, hanno informato i media di Zagabria.
Al generoso investitore che metterà le mani sul tesoro verrà riconosciuta una concessione - che durerà tre decenni, del valore stimato di dieci milioni di euro – col diritto di utilizzarne tremila per fini commerciali, mentre i restanti cinquecento dovranno essere riservati a un museo dedicato ai cimeli del Maresciallo e alla lunghissima storia della nave. E così, si spera, la “Brod Mira”, la nave della pace com’era chiamata ai tempi della Jugoslavia, dovrebbe risorgere. Nave che ha avuto una vita tumultuosa, attraversando non solo i mari, ma anche la storia recente d’Europa. Fu progettata come bananiera frigorifera e varata nei cantieri Ansaldo di Genova nel 1938 con il nome di Ramb III. Ma la Seconda guerra mondiale cambiò i destini del futuro “Gabbiano”. Requisita dalla Marina italiana, venne subito riconvertita per scortare convogli marittimi tra Italia, Dodecaneso, Libia. E proprio in Libia, nel porto di Bengasi, la nave venne silurata da un sommergibile inglese, perdendo la prua.
Dopo riparazioni d’emergenza, fu trainata “in retromarcia” fino a Trieste, per essere rimessa in sesto nei cantieri San Marco. E l’8 settembre colse il Ramb III proprio nella città giuliana. I tedeschi la requisirono, ribattezzandola Kiebitz, e la destinarono a unità posamine. Il triste lavoro venne compiuto da marzo a novembre 1944, quando subì gravissimi danni sotto un bombardamento americano, mentre si trovava nel porto di Fiume. L’affondamento fu inevitabile. Ma la risurrezione non tardò ad arrivare. Nel 1947, fu recuperata, ribattezzata “Mornar” e poi “Galeb” e affidata alla Marina jugoslava come nave scuola e come nave di rappresentanza di Tito che utilizzò il “Galeb” dal 1953 al 1979 per quattordici viaggi ufficiali. Indimenticabile quello a Londra, proprio nel ’53, quando il Maresciallo sbarcò per incontrare Churchill. Inimmaginabile a quei tempi prevedere il collasso della Jugoslavia, il declino della nave. Che ora, come l’araba fenice, spera nell’ultima e definitiva rinascita. (s.g.)
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